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ivrea
01 Marzo 2025 - 22:15
Solare, curiosa e determinata, Tuchina doc, con un invidiabile curriculum carnevalesco e con quel sogno da bambina.
Silvia Grimaldi in Hansen è la Vezzosa Mugnaia del Carnevale di Ivrea 2025. Nata a Ivrea il 23 marzo 1983, sotto il segno dell’Ariete, da famiglia di origini pugliesi. I genitori si sono trasferiti da Barletta a Ivrea nel 1975 con il primogenito Giuseppe - classe 1974, oggi residente in Brasile, per seguire la carriera di papà Luigi, appena nominato magistrato presso il tribunale della città, dove ha prestato servizio per circa trent'anni, ricoprendo vari ruoli e, da ultimo, anche quello di presidente dello stesso tribunale per un decennio.
Sono stati i genitori, appassionatisi fin da subito al Carnevale e alle sue tradizioni, a trasferire a Silvia l’amore per la Festa. “Anche se i miei genitori non sono nati qui, hanno fin da subito amato questa festa e appena era possibile invitavano i parenti dalla Puglia per far vivere anche loro queste emozioni. Casa mia era un vero porto di mare in quei giorni” ricorda oggi Silvia. E infatti il curriculum carnascialesco di Silvia è piuttosto importante: Abbà per due anni, nel 1991 e nel 1992 per la parrocchia di Sant’Ulderico, già sul Cocchio dell’eroina della Festa nel 1994 come damina della Mugnaia Miriam Meli, infine l’ingresso in Borghetto a 15 anni e quella passione viscerale mai nascosta per i colori rosso-verdi dei Tuchini. Dal 2024 è Corvo d’Oro, nonché fondatrice insieme ad alcune amiche del gruppo delle “Moleste”, immancabile presenza che da 10 anni accoglie i malcapitati sulla riva destra della Dora durante i giorni di battaglia e non solo. È inevitabile che proprio in Borghetto abbia conosciuto l’amore della sua vita, James Christian Hansen, anch’egli Corvo d’Oro e Tigre, oggi editor per Lonely Planet: nato a Forlì il 19 dicembre 1979 porta un nome e un cognome che non nascondono le origini americane (ma di discendenza danese) della parte paterna della sua famiglia. Il padre James Douglas, originario di Seattle, è stato vice console americano a Napoli.
“Diventare Mugnaia è sempre stata un’aspirazione intangibile che ho coltivato fin da piccola. Uno dei ricordi più belli mi riporta a quando da bambina con la mia migliore amica Giulia giocavo a fare la Mugnaia: noi due accovacciate sul tetto del garage a lanciare la ghiaia sul cortile di sotto simulando il lancio delle mimose dal Cocchio. Non erano molto contenti i proprietari delle auto parcheggiate di sotto, ma oggi forse mi perdoneranno (sorride)”. Oggi l’amica Giulia vive a Roma ma è stata tra le prime a saperlo e ha subito raggiunto Silvia per starle a fianco: “Era il 18 gennaio quando mio papà mi chiede di andare a trovarlo. Appena entrata in casa l’ho visto emozionato, a fianco a lui il Presidente della Fondazione Alberto Alma e il consigliere Gianpiero Frigo con in mano un garofano. Ho subito capito, ma non sono riuscita a dire nulla, travolta dalle emozioni. Appena ho potuto, ho chiamato Giulia e le ho detto di venire a Ivrea questo Carnevale. Non c’è stato bisogno di dirle il perché: anche lei, che mi conosce da sempre, ha subito capito”.
Silvia non si nasconde e ha le idee chiare sull’importanza del ruolo che ricoprirà e sul simbolo che rappresenta oggi Violetta: “Diventare Mugnaia è un po’ come emanciparsi da se stessa, e sento piena consapevolezza del ruolo che ricoprirò. Sono un’Ariete e, di conseguenza, sono una donna molto determinata e curiosa, a volte persino testarda e non mi spaventa andare contro corrente, pur se col sorriso. Violetta è per tutti noi un simbolo di libertà e il mio carattere mi porta inevitabilmente in quella direzione. Ciò che probabilmente mi emozionerà maggiormente, più ancora dell’affaccio dal balcone, sarà il bagno di folla, perché sarò a contatto con la gente, alla loro stessa altezza. Non vedo l’ora di sentire l’energia e l’entusiasmo di tutti, e di restituire il mio. Ovviamente aspetto con ansia soprattutto l’ingresso in Borghetto.”
Silvia si sente innanzitutto una Mugnaia popolana, e la prova dell’abito lo ha confermato: “Quando ho indossato per la prima volta l’abito bianco ho subito sentito tutto il peso del ruolo e di cosa questo personaggio simboleggia. Ma al tempo stesso l’abito bianco è un privilegio, qualcosa che ti rende altro rispetto al popolo. Appena però ho calzato il Berretto Frigio mi sono emozionata e sono scoppiata a piangere. In quel momento mi sono sentita davvero l’eroina del popolo e spero di esserne all’altezza”.
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