l'editoriale
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31 Dicembre 2022 - 07:00
Da una parte un virus che sta flagellando i bambini e sta riempiendo le terapie intensive degli ospedali. Dall’altra la scienza e il grande lavoro di medici e infermieri del Regina Margherita: a soli due mesi di vita, la piccola Anita si è trovata in mezzo, sfidata dal virus respiratorio sinciziale. Una lotta che avrebbe perso se non fosse stato per i sanitari torinesi: sono andati a prenderla a Novara, l’hanno attaccata all’Ecmo (una sorta di polmone artificiale) e l’hanno riportata alla vita: «Ce l’hanno salvata» tirano un sospiro di sollievo i genitori Elisa e Oscar.
Sono loro stessi a ripercorrere l’incubo vissuto insieme ad Anita, loro terza figlia dopo Asia (9 anni) e Angelica (2 e mezzo): «Viviamo a Cisliano, vicino Milano. A inizio dicembre la bimba aveva febbre e tosse e, nel giro di un giorno e mezzo, è peggiorata tantissimo. L’abbiamo portata all’ospedale di Magenta, da dove l’hanno trasferita alla terapia intensiva di Novara».
La neonata aveva una gravissima insufficienza respiratoria dovuta all’infezione. E non rispondeva ai trattamenti tradizionali.
Qui sono entrati in gioco il Regina Margherita e il suo “Ecmo team” pediatrico, composto da cardiochirurghi, cardioanestesisti, tecnici perfusionisti e infermieri. La notte del 10 dicembre sono andati in ambulanza a Novara e hanno impiantato l’assistenza respiratoria. La Ecmo, appunto: una pompa che, tramite una cannula, aspira il sangue venoso prima che entri nei polmoni, lo ossigena e lo restituisce al paziente. In pratica la macchina sostituisce i polmoni che non funzionano.
È andata così anche per Anita: nonostante i soli 5 chili, le sue condizioni cliniche si sono stabilizzate subito. E il mattino dopo è già stata trasferita nella Terapia intensiva del Regina Margherita: qui i medici hanno potuto trattare l’infezione ed aspettare che i polmoni tornassero a funzionare regolarmente. «Abbiamo rimosso l’Ecmo dopo 9 giorni e presto la bimba potrà spostarsi in reparto» sorride Simona Quaglia, direttrice di Anestesia e rianimazione. «La prospettiva è dimetterla nel giro di 3-4 settimane - si sbilancia Carlo Pace Napoleone, direttore della Cardiochirurgia pediatrica - Senza l’Ecmo, sarebbe morta. Invece ora potrà avere una vita normale». I suoi genitori allargano ancora di più il sorriso: «Siamo stati a lungo sulle montagne russe, ora torniamo a respirare. Grazie ai medici e alla nostra piccola guerriera».
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