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il fatto

A Torino c'è ancora il Covid. Nessuno ha tolto gli avvisi dalle vetrine

In città ci sono biglietti ovunque tra obbligo di mascherine e distanziamento. Come nel lockdown

Il governo ha detto addio all’ultima misura del Covid, decretando la fine dell’isolamento per i positivi. Finiscono qui le restrizioni della pandemia. Eppure passeggiando per Torino, il Covid è come se esistesse ancora. Lo si nota in parchi, giardini, negozi, palestre, piscine, anagrafi. Gli avvisi di rispettare il distanziamento, di mettere la mascherina e di entrare uno alla volta, in pochi li hanno tolti. Fuori dalla banca Unicredit di corso Agnelli spuntano le tre “regole auree” che ci riportano a quei giorni bui in cui il virus dilagava: l’ingresso consentito a una sola persona per volta, il rispetto della distanza di almeno un metro e, in ultimo, l’obbligo di indossare la mascherina all’interno della banca. E lo stesso avviene anche in un’altra filiale Unicredit, quella di via Nizza.

Al parco Ruffini, invece, a tre anni di distanza campeggia ancora l’avviso affisso dal Comune dopo la fine del lockdown, quando l’allora premier Conte firmò il decreto il 26 aprile 2020 per le prime riaperture dell’Italia. Al Ruffini, così come negli altri parchi, si poteva camminare restando a un metro di distanza e correre restando a due metri l’uno dall’altro. Niente assembramenti, giochi, feste e pic-nic.

Ma chi ha sofferto per colpa del Covid se lo ricorda bene. Palestre, piscine, campi sportivi hanno chiuso i battenti a lungo: giudicati come veicolo del virus dall’ex ministro Speranza. I primi a chiudere, gli ultimi ad aprire (per intenderci). Così in palestra - come su alcuni autobus - i tubetti di disinfettante non sono mai stati rimossi. E qualcuno li usa ancora.

Mentre sui muri è facile notare i cartelli che ricordano il distanziamento sociale o che invitano a non lasciare indumenti in giro per i locali. Succede anche in piscina mentre negli impianti di padel e calcetto ogni riferimento al Covid è stato praticamente abolito. E la metro? Per un mese sarà chiusa, ma alcuni segnali ci fanno ricordare, giocoforza, gli anni della pandemia, come la scritta “lasciare liberi almeno tre gradini”. Vicino agli ingressi è rimasta anche la segnaletica voluta da Gtt per provare a ottenere un distanziamento con uscite ed entrate raccomandate. Divieti e obblighi anche all’Agenzia delle entrate di via Sidoli, con le sedie in sala attesa ancora nastrate. In una puoi sederti, in quella vicino no. Una misura precauzionale che oggi possiamo definire, senza paura, un po’ eccessiva. E i negozi in città? Anche qui le misure non mancano, pure in periferia. Un esempio a caso, la Caffetteria Miele di via Vinovo, zona Lingotto. Obbligo di mascherina e tre persone per volta nel locale. Come ai tempi del Covid.

(ha collaborato Philippe Versienti)

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