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IL COLLOQUIO
19 Gennaio 2024 - 05:00
La tragedia del piccolo Andrei scuote il mondo degli affidi e delle comunità. Si chiede cosa si potesse fare di più l’assessore regionale alla Famiglia Chiara Caucino. «Credo che con le risorse aggiuntive della legge Allontanamento Zero quella tragedia poteva essere evitata» premette. Poi, parlando della comunità in cui il bambino viveva aggiunge: «La narrazione di quanto accaduto mi ha lasciata a tratti perplessa.
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Nel momento in cui il bambino è scappato dalla custodia della mamma si è dato un giudizio di assoluta avversità nei confronti di questa donna, di cui onestamente non so nulla. Era straniera, sola. Posso immaginare che vivesse una situazione di estremo disagio e isolamento sociale». Di contro, prosegue Caucino, «quando la carenza di custodia ha toccato una comunità mi pare che le riflessioni siano state ben diverse. Forse è il bambino che ha esposto dei comportamenti che hanno portato alla tragedia?». Non può esserci «una interpretazione doppia fino a questo punto» aggiunge Caucino e conclude: «Chi aveva il dovere di custodire l’incolumità di quel minore, dovrà risponderne». Immediata la reazione della comunità, che su queste pagine ha già respinto le accuse e si è detta «convinta di non avere colpe».
In risposta all’assessore, poi, il responsabile Mauro Maurino non le manda a dire: «Le sue parole sono l’espressione di una politica lontana dalla realtà delle persone: chi conosce questo mondo, sa che l’errore è possibile». Ma non si riferisce alla tragedia di Andrei: «Non si può negare che gli assistenti sociali e i giudici possano sbagliare. E neanche che ci siano educatori che commettono abusi e violazioni. Succedono e succederanno sempre. Come i genitori che abusano dei loro figli o che non sono in condizione di gestirli. Quelle di Caucino sono speculazioni». Maurino accusa l’assessore di «miopia». Perché? «Perché non si rende conto che, nonostante sia ottimo dare soldi alle famiglie, non può essere una soluzione a tutto. Allontanamento zero é un concetto bello ma impossibile, che rischia di suonare ipocrita, come “la Repubblica è fondata sul lavoro”. Noi vorremmo non essere necessari ma la sofferenza c’è sempre e noi ci saremo sempre».
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