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IL REPORTAGE

In via Nizza la droga corre sulla pista ciclabile: «Noi assediati dai pusher»

«Gli spacciatori scappano in monopattino se arriva una volante»

Spaccio, consumo di droga, degrado: residenti e commercianti di via Nizza, tra la Regione e piazza Bengasi, si sentono sotto scacco. Prigionieri delle strade dove ogni giorno rientrano a casa, terrorizzati da quando tirano su le serrande dei negozi. «No, qui nessuno vuole metterci la faccia. Questo posto sta diventando il Bronx, e noi temiamo ritorsioni». E come un fiume in piena raccontano episodi borderline. «Sono una commessa, al mattino prendo la metro e alle 8 c’è già gentaglia. Alla sera, per arrivare alla fermata mi accompagna il mio titolare», racconta Laura. E all’unanimità, tutti quanti dicono che è proprio il periodo dell’arrivo della metro quello in cui le cose sono iniziate ad andare peggio.

«Hanno ghettizzato qui gli spacciatori, questi arrivano in ‘trasferta’ da San Salvario. Portano con sé una nutrita clientela di tossici che non si fanno problemi a rubare da un supermercato per rivenderla ai minimarket». Spacciatori moderni, che al primo suono di una sirena si avvisano tra loro in fretta, correndo via in monopattino in contromano sulla ciclabile. «Ciclabile che ci ha rovinato. Tra clienti che non trovano parcheggio e pusher che la usano come via di fuga, questa pista è stata la mazzata finale. È la loro autostrada privata» sbotta Stefano. «Il sindaco venga a farsi una passeggiata qui».

«Non è colpa dei poliziotti. Loro ci conoscono e ci ricevono tutte le volte in cui ci presentiamo a sporgere esposti - affermano residenti e commercianti - ma sono i politici che dovrebbero tutelarci, tutelare noi e anche le forze dell’ordine. Cosa possono fare due uomini di pattuglia che devono girare tutta la notte in un contesto simile?». «Non posso invitare le mie amiche dopo scuola a casa» racconta Giulia, 15 anni. «Molti tossici sono italiani, girano con dei macchinoni. Mentre i “nuovi imprenditori” sono romeni, centroafricani, marocchini, albanesi. Abbiamo paura ad andare in garage» si sfoga Francesca.

Passeggiando, molti di questi uomini descritti poco prima si notano facilmente: nella lavanderia, sdraiati sui divanetti ad aspettare mentre altri bivaccano dentro lo spazio riservato alle macchinette automatiche. Manuela ha un bimbo: «Ho paura per mio figlio e anche per me». Il quartiere vuole risposte: picchetti fissi nei punti sensibili, militari nelle ore diurne. «Stiamo diventando la nuova Barriera di Milano».

Aggiunge Federica Fulco, presidente di TorinoinMovimento, comitato che ha seguito il problema di via Nizza da vicino: «L'esercito è arrivato a barriera di Milano e ora arriverà a San Salvario, magari per un po' potrebbe essere utile anche qui per dare un segnale di legalità».

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