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La manifestazione
21 Luglio 2024 - 11:07
«Chiediamo che le famiglie siano aiutate a casa loro e che venga rispettato il diritto dei bambini a crescere con i propri genitori». Così Salvatore Salerno sintetizza perché ieri mattina genitori e associazioni hanno manifestato sotto il Comune. Il loro urlo è “Per i bambini strappati del Piemonte”, titolo di una petizione appena lanciata e destinata al sindaco Stefano Lo Russo, al governatore Alberto Cirio e alla premier Giorgia Meloni: nel mirino c’è il sistema degli affidi a Torino, accusato di essere «come Bibbiano». E sul banco degli imputati finisce soprattutto il Comune (ma va detto che sono Procura e Tribunale dei minori a decidere sugli allontanamenti).
I manifestanti prendono spunto dal caso di due fratellini nigeriani, affidati a una coppia di donne nel 2013, ora rinviate a giudizio: in quell’inchiesta erano coinvolti anche gli operatori dei servizi sociali torinesi, poi prosciolti. «Ma gli atti hanno fatto emergere come gli assistenti venissero premiati per gli affidi che facevano» attaccano Salerno e Paolo Roat, un altro attivista. Da qui la richiesta di rivedere l’intero sistema, con Rachele Sacco (associazione Adelina Graziani) a chiedere le dimissioni dell’assessore Jacopo Rosatelli. Che replica: «Tutto ciò che viene fatto, dai magistrati prima e dai servizi sociali poi, è volto prima di tutto a garantire i diritti e il benessere dei bambini. Lo strumento dell’affido nasce proprio per aiutare e accogliere il minore in un momento di difficoltà della famiglia d’origine, con l’obiettivo di farlo rientrare a problemi superati».
Sul tema interviene anche l'Ordine degli assistenti sociali del Piemonte, che ricorda come il 98% dei minori in difficoltà venga seguito a casa o presso i parenti. La percentuale di allontanamento reale dalla famiglia d’origine e dal contesto familiare riguarda lo 0,24% di bambini e ragazzi, numeri più bassi della maggior parte degli Stati europei. Spiega il presidente Antonio Attinà: «Come professionisti teniamo sempre conto della necessità dei minori di essere accolti da chi è in grado di accompagnarli al meglio nel proprio percorso di affidamento, non dal “diritto” degli adulti di diventare famiglia affidataria. Ciò che dobbiamo fare è garantire possibilità a bambini e ragazzi».
Rosatelli è categorico: «Non esistono allontanamenti illegittimi, c’è semmai una richiesta crescente di intervento ai servizi sociali a supporto delle famiglie da parte dell’autorità giudiziaria per allontanamenti di minori e la loro collocazione in contesti residenziali alternativi alla famiglia d’origine».
Al 31 dicembre erano 301 i bambini accolti nelle case di comunità. «La professionalità e correttezza dei nostri operatori è massima ed è stata riconosciuta anche dal recente pronunciamento del giudice. Casi isolati di malfunzionamento del sistema possono ovviamente accadere ma attenzione e vigilanza non devono mai mancare. Chiediamo rispetto e riconoscimento per operatori e famiglie affidatarie: la cultura del sospetto produce danni proprio ai bambini».
Ieri pomeriggio una delegazione di manifestanti è stata ricevuta in Regione dall’assessore regionale alla Famiglia, Maurizio Marrone. Per lui l’appello è applicare la legge Allontanamento Zero: «È stata approvata due anni fa ma non è ancora applicata» ricorda Sacco. Riflette Marrone: «Dopo l’approvazione della legge, sta a noi porre massima attenzione alla sua attuazione. Occorre adoperarsi affinché i servizi socio utilizzino le risorse a loro disposizione per i progetti di assistenza alle famiglie piuttosto che per gli allontanamenti. Verificheremo poi con un utilizzo appropriato dell’Osservatorio che gli affidi avvengano solo nei casi di maltrattamenti o abusi».
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