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08 Maggio 2025 - 21:55
Si fa il segno della croce Mimmo, quando passa davanti al Duomo. Il nuovo Papa è stato eletto da pochi minuti e le campane risuonano in piazza San Giovanni. Deserta, ad eccezione di qualche passante che si ferma un attimo, scatta una foto col telefonino e corre via perché la pioggia è battente. «Da buon cristiano - esordisce Mimmo - mi auguro che il nuovo Papa porti serenità e pace. Perché è di serenità e pace che il nostro mondo ha bisogno. Il fatto che sia americano? Non è affatto un problema». Robert Francis Prevost, 69 anni, originario di Chicago, è appena stato eletto al soglio di Pietro col nome di Leone XIV. Ma sembra proprio che la nazionalità non sia così importante. Anche perché la notizia dell’elezione è fresca, quando non è ancora l’ora di cena. E molti torinesi che sono in strada (e quindi non davanti alla tv a casa o in ufficio) ancora non conoscono il successore di Jorge Mario Bergoglio. «Un Papa americano? Non lo sapevo. Ma la cosa importante è che la Chiesa abbia un nuovo Pontefice. La nazionalità non fa differenza, così come il colore della pelle», è il pensiero di Marco. C’è però qualcuno che, forse, avrebbe preferito un Papa italiano (che ormai manca dal 1978 con il pontificato, purtroppo molto breve, di Giovanni Paolo I), «Non so chi sia questo Papa che arriva dagli Stati Uniti. C’erano altri candidati italiani, magari potevano sceglierne uno italiano. Se mi piace un Papa americano? “Ni”», è il commento di Rosaria. Ma in piazza San Giovanni ci sono anche stranieri. Come Eduard, francese. Francese come un po’ lo è anche Robert Francis Prevost, il cui padre Louis Marius Prevost ha origini francesi e italiane. «Robert Francis Prevost? Non conosco il suo background - dice Eduard, in un ottimo inglese - ma penso che sia un brav’uomo. Altrimenti i cardinali non l’avrebbero eletto». Eduard poi conclude con un «Long life and good life for him».
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