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Urbi ed Orbi

Il primo Natale di papa Leone: la bendizione a San Pietro, ecco cosa ha detto Prevost

Leone XIV dalla loggia vaticana: appello alla responsabilità e alla riconciliazione globale, preghiere per Ucraina, Medio Oriente e i popoli dimenticati

Pace. Pace. Pace. A quasi otto mesi dalla sua elezione al soglio Pontificio, Leone XIV torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della basilica Vaticana per invocare la riconciliazione in ogni angolo della Terra. Nel giorno del Natale del Signore, il suo accorato appello risuona tra i circa 26.000 pellegrini radunati in piazza San Pietro, ancora bagnata dalla pioggia battente delle ultime ore. Il vescovo di Roma li saluta con un giro in papambile, compiuto al termine della Messa del giorno celebrata stamani in basilica e prima di affacciarsi alla Loggia. Sullo sfondo del colonnato, risaltano il presepe proveniente dall’Agro Nocerino-Sarnese e l'albero di Natale giunto dalla Val d’Ultimo, in provincia di Bolzano e spiccano i colori e i pennacchi delle divise delle Guardie svizzere, della Gendarmeria vaticana e dell'Arma dei carabinieri, mentre vengono eseguiti l’inno pontificio e quello italiano.  “Chi non ama non si salva, è perduto”, sottolinea il Papa, ricordando alla città e al mondo che “Dio, che ci ha creato senza di noi, non può salvarci senza di noi”.

Di qui, il richiamo alla “liberà volontà di amare”: Ecco la via della pace: la responsabilità. Se ognuno di noi – a tutti i livelli –, invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe.  Gesù Cristo è la nostra pace, prosegue il Pontefice, e ci indica “la via da seguire per superare tutti i conflitti”, perché senza un cuore “libero dal peccato, un cuore perdonato”, non si può essere costruttori di pace. Lui è il Salvatore. Con la sua grazia, possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione.  Il pensiero di Leone XIV va, poi, a tutti i cristiani, in particolare a quelli che vivono in Medio Oriente, incontrati durante il recente viaggio apostolico in Türkiye e Libano. “Ho ascoltato le loro paure e conosco bene il loro sentimento di impotenza dinanzi a dinamiche di potere che li sorpassano”, sottolinea il Pontefice. L’invito, allora, è a guadare al Signore che dice: “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo”. Da Lui invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria, confidando in queste parole divine: «Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre» (Is 32, 17).  

Da piazza San Pietro lo sguardo del vescovo di Roma si volge, quindi, all’intero continente europeo, per il quale auspica “uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane” e alla sua storia di solidarietà e accoglienza con chi soffre. Quindi, una preghiera speciale per l’Ucraina, dal febbraio 2022 al centro di un drammatico conflitto: Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso.Pace e consolazione il Papa le implora anche “per le vittime di tutte le guerre in atto nel mondo, specialmente di quelle dimenticate” e per quanti soffrono a causa di ingiustizie, instabilità politica, persecuzioni religiose e terrorismo. Al centro delle sue preoccupazioni ci sono “i fratelli e le sorelle” di Sudan, Sud Sudan, Mali, Burkina Faso e Repubblica Democratica del Congo. Non manca, il Pontefice, di auspicare pace e riconciliazione per “la cara popolazione di Haiti” affinché cessi ogni forma di violenza nel Paese. Allo stesso modo, i governanti dell’America Latina vengono incoraggiati a dare spazio “al dialogo per il bene comune e non alle preclusioni ideologiche e di parte”.  Leone XIV fa menzione anche di diversi Paesi asiatici: per la Thailandia e la Cambogia, recentemente coinvolte in scontri transfrontalieri, invoca la restaurazione della “antica amicizia”, mentre per le popolazioni dell’Asia meridionale e dell’Oceania, duramente provate da “devastanti calamità naturali”, esorta a rinnovare con convinzione “l’impegno comune nel soccorrere chi soffre”.

Quindi, il pensiero per il Myanmar: Al Principe della Pace domandiamo che illumini il Myanmar con la luce di un futuro di riconciliazione: ridoni speranza alle giovani generazioni, guidi l’intero popolo birmano su sentieri di pace e accompagni quanti vivono privi di dimora, di sicurezza o di fiducia nel domani.  Forte, nel messaggio del vescovo di Roma, l’appello a non lasciarsi vincere dall’indifferenza verso chi soffre, “perché Dio non è indifferente alle nostre miserie”, anzi: Egli “si immedesima con ognuno di noi”: Con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato.  La pace che sgorga dal cuore è quella invocata da Leone XIV, il quale fa suoi i versi del poeta israeliano Yehuda Amichai per invitare ad accogliere chi si trova nel bisogno e nel dolore: Tra pochi giorni terminerà l’Anno giubilare.

Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi! Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina. (…) In Lui ogni ferita è risanata e ogni cuore trova riposo e pace. «Il Natale del Signore è il Natale della pace».  i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane.  Infine, Il Papa pronuncia l’augurio di Buon Natale in dieci diverse lingue: italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, arabo, cinese e latino: Felix sit vobis Domini Nativitas! Pax Christi in vestris cordibus vestrisque familiis regnet.  Al termine del messaggio pontificio, prima della benedizione “Urbi et Orbi” impartita da Leone XIV, il cardinale protodiacono, Dominque Mamberti – che affianca il Papa insieme al porporato Mario Grech,  segretario generale della Segreteria generale del Sinodo – annuncia la concessione dell’indulgenza plenaria a “tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione, a mezzo della radio, della televisione e delle nuove tecnologie di comunicazione”.

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