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Operazione nome in codice Maschera di Ferro

Fuoriserie e appartamenti di lusso, confiscati 3 milioni a una banda che non pagava le tasse

Il capo di 33 anni vive a Rivarolo Canavese dove sono stati sequestrati dei terreni. Truffavano lo Stato e la Ue. Complici anche a Napoli

La Guardia di Finanza di Torino ha portato a termine un'operazione di grande successo (nome in codice Maschera di Ferro) contro un sodalizio criminale specializzato in delitti tributari, anche a carattere transnazionale. L'operazione ha permesso di confiscare beni patrimoniali dal valore complessivo di oltre 3,3 milioni di euro, tra cui 71 unità immobiliari situate nei Comuni di Napoli e San Giorgio a Cremano, 6 terreni nelle province di Torino, a Rivarolo Canavese e Napoli, un'auto di lusso e denaro per oltre 900 mila euro depositato su diversi conti correnti.

«La sentenza definitiva - spiegano dal Comando - ha confermato la responsabilità penale dei destinatari della confisca, condannati poiché facenti parte di un'associazione per delinquere operante nel territorio piemontese e artefice di un'articolata frode "carosello" all'Iva nel settore del commercio all'ingrosso di metalli non ferrosi.

La frode è stata scoperta durante le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino

Il sistema fraudolento posto in essere dagli autori degli illeciti sfruttava il particolare meccanismo di applicazione dell'Iva per le operazioni commerciali in ambito europeo, che esclude la detrazione del tributo in caso di acquisto effettuato da un fornitore dell'Unione europea. Per consentire all'impresa acquirente di fruire, anche in tali casi, della detrazione dell'imposta, veniva "fittiziamente" interposto un soggetto italiano nell'acquisto dei beni tra il venditore con sede in un altro Stato dell'Unione (reale cedente) e l'effettivo cliente residente in Italia. «Quest'ultimo - si legge in una nota della Finanza -riceveva "fisicamente" la merce dall'operatore unionale ma "cartolarmente" la acquistava da una società "cartiera" con sede nel territorio nazionale, la quale emetteva una fattura con Iva senza però mai versarla, così consentendo all'acquirente beneficiario della frode di detrarre indebitamente l'imposta».

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La frode accertata era stata resa ancora più complessa dalla fittizia interposizione di ulteriori società estere tra il reale fornitore straniero e le società "cartiere" italiane. La "frode carosello" così realizzata favoriva i destinatari finali delle merci, riconducibili ai membri dell'organizzazione per delinquere, che erano in grado di praticare alla clientela prezzi concorrenziali in virtù del mancato sostenimento dell'onere finanziario dell'Iva.

Le condotte fraudolente erano state realizzate con il coinvolgimento di ben 36 società, sia italiane sia estere, risultate essere fittizie e gestite attraverso un unico ufficio a Rivarolo Canavese. Queste società avevano emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 100 milioni di euro, evadendo l'Iva per oltre 21 milioni di euro.

Queste società avevano emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 100 milioni di euro, evadendo l'Iva per oltre 21 milioni di euro

Nel corso delle indagini erano stati sequestrati beni mobili, immobili e attività finanziarie nella disponibilità degli indagati, i quali, a seguito dell'esecuzione della sentenza della Corte d'Appello di Torino, sono stati ora sottoposti a confisca definitiva.
Tra gli immobili confiscati risulta di particolare pregio un appartamento dal valore di oltre un milione e 100 mila euro, sito in una rinomata zona residenziale di Napoli, formalmente intestato a una società inglese ma riconducibile a uno dei promotori delle frodi fiscali, residente nel capoluogo campano.
L'attività della Guardia di Finanza testimonia il costante impegno dell'Autorità Giudiziaria e delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto alla criminalità e di recupero delle ricchezze illecitamente accumulate.

 

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