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Il video racconto

Il rapimento Gancia e le Brigate Rosse: il caso è stato riaperto

Dopo 48 anni cancellata la sentenza di non luogo a procedere per Lauro Azzolini che è stato indagato dai magistrati torinesi

Ritornano gli anni di piombo, nei flebili ricordi dei sopravvissuti, ma anche nelle carte giudiziarie che, a distanza di decenni, sembrano raccontare nuove verità. Ed è così che proseguono le indagini nei confronti di Lauro Azzolini, l’ex brigatista rosso che secondo la procura di Torino sarebbe l’uomo misterioso che il 5 giugno 1975 era presente alla Cascina Spiotta, nell’Alessandrino, nel comune di Arzello, dove era stato sequestrato dai terroristi delle Br, l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia. Il gip di Torino Anna Mascolo ha infatti revocato la sentenza del 3 novembre 1987 del «non doversi procedere» in quanto Azzolini era stato dichiarato estraneo alla sparatoria in cui morirono Margherita “Mara” Cagol, fondatrice delle Brigate Rosse e moglie di Renato Curcio e l’appuntato dei carabinieri, Giovanni D’Alfonso. Altri due militari dell’Arma rimasero feriti. Nelle scorse settimane la procura di Torino aveva notificato un avviso di garanzia ad Azzolini, 79 anni, ai tempi capo della colonna milanese delle Br.

La procura torinese nel 2022, aveva aperto un fascicolo dopo un esposto presentato dal figlio dell’appuntato ucciso, Bruno D’Alfonso. Una svolta che arriva dopo quasi cinquant’anni. Erano i primi giorni del giugno 1975 e l’industriale Vittorio Vallerino Gancia veniva sequestrato dalle Br. Oggi per quel rapimento spunta il nome di un secondo indagato. Le novità investigative di queste ultime settimane riportano indietro l’orologio della storia, illuminando capitoli che meritano quindi una profonda rilettura. Secondo i magistrati potrebbe essere Lauro Azzolini, l’uomo misterioso che si diede alla fuga sulle colline vicino ad Acqui Terme dopo lo scontro a fuoco di Cascina Spiotta. I pm di Torino Emilio Gatti, Ciro Santoriello e Diana De Martino, sostituto procuratore presso la procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, stanno dunque cercando di riscrivere la trama di quel rapimento.

La procura torinese nel 2022, aveva aperto un fascicolo dopo un esposto presentato dal figlio dell’appuntato ucciso, Bruno D’Alfonso. Una svolta che arriva dopo quasi cinquant’anni. Erano i primi giorni del giugno 1975 e l’industriale Vittorio Vallerino Gancia veniva sequestrato dalle Br. Oggi per quel rapimento spunta il nome di un secondo indagato

Un mese fa gli stessi giudici avevano indagato proprio Curcio, ritenendo che non potesse non sapere di quell’azione criminale. La sua risposta fu che voleva giustizia per Mara Cagol. Questo passaggio rivela un’importanza decisiva perché questa vicenda segna un cambio di passo per le Brigate Rosse, che scelsero per la prima volta di finanziarsi a spese di una delle più grandi famiglie della tradizione vinicola piemontese.

Gli eventi, tuttavia, non si svolsero esattamente come programmato dai terroristi, innescando così una serie di effetti imprevedibili che arrivano fino a giorni nostri. Il primo di questi effetti, evidente già in quei mesi, fu che questo fallimento portò all’azzeramento di quel gruppo dirigente e a una definitiva accelerazione del terrorismo verso la strategia militare che condusse poi al rapimento Moro.

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