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Ieri al Salone del Libro di Torino

Putin e la bomba atomica, l'allarme di Orsini

Il pessimismo del professore sulla fine della guerra: potrebbe durare dieci anni

Orsini viene. No, il salone non lo vuole. Il rimpallo di voci si è sciolto ieri mattina come neve al sole quando il professore si è presentato in Sala Rossa al Lingotto per la presentazione del suo ultimo volume, “Ucraina. Critica della politica internazionale”, edito da PaperFirst. Senza preamboli e presentazioni, e partendo dalla sua ultima dichiarazione, «Putin è un criminale di guerra come Zelensky», Alessandro Orsini è andato subito al cuore del problema: «L’Occidente, per meglio dire la Nato - ha detto -, continua ad umiliare la Russia e a giocare d’azzardo con una guerra della quale non ha la vera percezione. Una guerra che non potrà finire con l’annientamento della Russia, come vorrebbe Biden, e che quindi potrebbe durare anni, anche un decennio, a meno non accada un fatto estremo, intendo l’uso della bomba atomica».

Il professore si è detto «stupito di continuare a essere così solo nel panorama televisivo e mediatico italiano nell’operazione di verità storica che va sempre compiuta di fronte alla storia. Un medico deve rispettare il giuramento di Ippocrate uno studioso deve avere un solo Dio, la verità. E il sondaggio di Cronacaqui rivela un mutamento di opinione da parte degli italiani che desiderano la fine delle ostilità e non inviare armi a Kiev».

«Putin venne eletto dal popolo nel 2000 perché in quel momento stava ricostruendo l’economia russa e rappresentava l’orgoglio del paese contro le mille prevaricazioni della Nato»

Orsini ha poi fatto un excursus delle tensioni tra Occidente e Russia dal 1991, dalla fine del comunismo, ad oggi, per descrivere come «da quell’anno la Nato e gli Usa abbiano umiliato e preso in giro la Russia anche approfittando di alcuni suoi momenti di fragilità, come la guerra civile del 1993 e la bancarotta del 1998-99 a causa del debito pubblico, quando la Nato decise di bombardare la Siria sapendo che la Russia non aveva i mezzi per reagire». Secondo Orsini, «Putin venne eletto dal popolo nel 2000 perché in quel momento stava ricostruendo l’economia russa e rappresentava l’orgoglio del paese contro le mille prevaricazioni della Nato. E, in fondo, è ancora così, anche se con tanti distinguo e in una fase tragica e complessa. Per questo quando Putin avverte il suo Paese del rischio di dover usare la bomba atomica».

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