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IL REPORTAGE

Canili, emergenza abbandoni: viaggio nel "rifugio" Enpa di Torino

In via Germagnano un nuovo arrivo ogni tre giorni ci sono continui nuovi arrivi. E molti cani e gatti restano qui per sempre

C’è chi è stato salvato dal destino crudele dei combattimenti tra “molossoidi” come Shrek, ma anche chi è arrivato qui stremato dal randagismo come Teo, oppure, Brad che è entrato in canile come “cane morsicatore”. Uno stigma per cui da oltre dieci anni vive dietro le sbarre senza alcuna responsabilità che vada oltre il proprio istinto. «Oggi sono pacifici e tranquilli, hanno imparato a vivere qui e sono tornati a fidarsi degli umani» come racconta Roberta Carbonero, una delle storiche volontarie dell’Enpa di Torino.

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«Gli abbandoni sono in aumento ma minimamente» aggiunge Tiziana Berno, responsabile del “ canile rifugio” di via Germagnano. «Noi abbiamo un andamento di ingressi abbastanza costante tutto l’anno in Piemonte. Quello che si riscontra di più in quest’ultimo periodo e in particolare dopo il Covid è un problema di mancanza di soldi da parte di chi ha i cani, che tante volte viene in canile per cederli perché non ha la possibilità di mantenerli anche dal punto di vista delle cure sanitarie». La principale causa degli abbandoni resta, comunque, «la mancanza di comprensione e responsabilità verso gli animali domestici, spesso regalati ma successivamente trascurati». Molte persone, infatti, acquistano animali domestici, in particolare cani, per i loro bambini che «perdono interesse una volta che la novità svanisce», come per un giocattolo.

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