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IL CASO

Casa Luzi all'asta: «Per colpa di una truffa»

Torino rischia di perdere la sua "Casa sulla cascata". La rivelazione del figlio del famoso architetto durante Open House

L’esterno che entra nell’interno, il concetto di natura con i mattoni vuoti a vista che permea il quotidiano. C’è tutta una filosofia dietro Casa Luzi, il gioiello di Sassi, in via Borgofranco 25/17, realizzato dagli architetti Elio Luzi e Sergio Jaretti tra il 1962 e 64, che ora, dopo 60 anni di storia, rischia di andare perduto. Sì, perché sulla “Casa sulla cascata” torinese (ispirata all’architettura di Frank Lloyd Wright) grava la scure di una vendita all’asta. A darne notizia è il figlio dell’architetto, Andrea Luzi, durante la visita di Open House: «La casa di mio padre andrà all’asta per colpa di una truffa che ho subito - spiega -, purtroppo non è vincolata dalla Soprintendenza, quindi o si prova a coinvolgere fondazioni e privati, oppure andrà all’asta tra pochi mesi». 

Attualmente la villa è una casa-museo curata dal figlio dell’architetto. Il timore è che la casa possa finire in mano a qualche speculatore immobiliare ed essere snaturata, magari suddivisa in più unità immobiliari e coperta con un “cappotto” esterno che rovinerebbe la sua estetica originaria.

Forse però c’è ancora una speranza di salvezza. «Per mesi mi sono sbracciato inutilmente con le autorità torinesi e piemontesi - spiega Luzi -, adesso tenterò di trovare una soluzione con la direttrice del Maxxi Architettura, il Museo nazionale di Roma, che martedì sarà a Torino».

ELIO LUZI: Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Torino (1953), inizia una lunga collaborazione (fino al 1974) con Sergio Jaretti. Il sodalizio si segnala immediatamente con la Casa dell’obelisco in piazza Crimea 2 (1954-59). Il legame pressoché continuo con l’Impresa Manolino conduce alla realizzazione di edifici non seriali, che giocano su articolazioni e sfalsamenti volumetrici, a cui si accompagna un’intelligente interpretazione dei regolamenti edilizi e l’uso di materiali tipici della tradizione piemontese, come il mattone faccia a vista usato irritualmente “di quarto”, come elemento di tamponamento. Tra le opere di questo periodo: le Torri Pitagora in corso Siracusa 158 (1963-68), le case ad appartamenti di corso Orbassano 268 (1961-63), via Curtatone 3 (1962-65), via Breglio/via Bibiana (1962-72), strada Vallarino 28 a Sanremo, la Torre Mirafiori in corso Unione Sovietica 413 (1970-74), l’edificio per residenze e servizi in strada del Drosso 132-140 (1970-74). Dal 1969 Jaretti e Luzi (con Virano, Riccato, Prandi) sono attivi anche nel campo del design con l’«Anonima Design».

Dopo la separazione dei due percorsi professionali, Luzi approfondisce la ricerca sull’abitare in alcuni complessi residenziali a Clàviere (1974-79), Monginevro (1976-79, con Besso Cordero e Cattaneo) e Bardonecchia (1991-94), in collaborazione, come le opere seguenti, con I. Sopegno, M.G. Abbaldo e E. Alutto, caratterizzati dalla rivisitazione degli archetipi e dall’approccio anticonvenzionale; tali principi sono applicati anche in opere torinesi quali il complesso Ville urbane (1980-86) in via Asinari di Bernezzo 10, con Besso Cordero e quello di via Lega, 2-8, le case in via Bava 44 (1990-92), via Cirenaica 56 (1991-93), via Biamonti 11 (1991-93), corso Quintino Sella (1991-93), via Borgofranco 25/9 (1994-2000). Lo studio si allarga nel 2000 con l’ingresso di G. Norzi e affronta progetti più vasti, come le case nell'area ex Michelin a Torino (2001-07) e l'area centrale di Collegno (2002-07), lavorando anche su piccoli interventi di rielaborazione dell'architettura dei luoghi (condominio Sette Nani a Sestriere, 2004-06). I lavori non residenziali sono legati soprattutto a concorsi, occasioni per disegnare architetture fantastiche, modellazioni di volumi costruiti e naturali: la grande ziggurat per l'Unicem (progetto vincitore, non realizzato 1992), la collina a gradoni per piazza Valdo Fusi a Torino (1997), e una nuova piazza a Grugliasco (2005).

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