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Il caso di Giulia Cecchettin
19 Novembre 2023 - 22:32
«Rest in power», si legge sul volantino fatto circolare ieri sui social, «Riposi in pace», Giulia Cecchettin che è stata ricordata in serata anche a Torino, in piazza Castello, da un nutrito numero di persone, tra loro molti giovani, numerose le ragazze. L’ultimo femminicidio che ha scosso l’Italia intera ha lascito Torino attonita e sconcertata. «Quando l’amore si consuma nel sangue e nella violenza, allora non era amore» e la vicenda di Giulia e del suo ex fidanzato Filippo Turetta ne sono l’ennesima dimostrazione. Sempre ieri Giulia è stata ricordata nel corso di altre manifestazioni, a cominciare da quella organizzata a Treviso. Su una sedia di colore rosso messa al centro di una piazza, molte persone hanno deposto un fiore ripetendo la frase: «Io sono Giulia».
GIULIA CECCHETTIN
Tra i presenti anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio che si è messo in fila come tutti e poi ha detto: «Per 40 anni mi sono occupato da magistrato di questi crimini, e ho maturato una serie di convinzioni che si possono riassumere in una parola: educazione. Nei prossimi giorni avrò un incontro con i ragazzi del mio ex liceo, qui a Treviso. Ogni volta che inizio a parlare esordisco dicendo che avrei preferito parlare ai loro genitori, perché è nelle famiglie che inizia il percorso educativo per capire il rispetto per tutte le persone, di quelle più deboli in particolare». Intanto ieri mattina in Germania, nei pressi di Bad Duerrenberg, un piccolo centro sassone vicino a Lipsia, è stato individuato (era stato segnalato da alcuni automobilisti) e arrestato dalla polizia stradale tedesca, Filippo Turetta il presunto omicida. «Era fermo, appoggiato alla sua auto - ha spiegato un portavoce delle forze dell’ordine -, non ha opposto resistenza ed è stato accompagnato nel carcere di Lipsia.
Verosimilmente l’estradizione avverrà nelle prossime 48 ore. Si era fermato perché aveva terminato il carburante e non aveva più soldi. Gli ultimi (20 euro) li aveva spesi per fare un po’ di benzina e la banconota era insanguinata. Sembrava rassegnato e pronto a costituirsi». Il legale di Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, i genitori di Filippo, l’avvocato Emanuele Compagno, ha dichiarato che i suoi assistiti «sono molto scossi per l'arresto del figlio. Da un lato naturalmente hanno provato sollievo per il fatto ché il loro figlio è vivo, dall'altro li ho sentiti attoniti e molto scossi. Come tutti del resto». Intanto emergono nuovi particolari sull’omicidio della ragazza. Giulia sarebbe stata colpita a coltellate in testa e sul collo per nove, dieci volte.
Dopo averla uccisa, FilippoTuretta avrebbe preso in braccio il corpo di Giulia per portarlo al fondo di un dirupo nei pressi del lago Barcis in provincia di Pordenone. Poi l’assassino ha nascosto il coltello che si era spezzato, l’arma del delito, sotto un masso non lontano dal luogo dove è stato trovato il cadavere. Nella giornata di ieri, la ministra dell'Università, Annamaria Bernini ha confermato che «Giulia riceverà la sua laurea in ingegneria, perché le mancava solo la discussione della tesi. È già dottore, manca solo la formalità. Le hanno tolto tutto il resto: la vita e il diritto di amare».
Proprio per la laurea Giulia si era impegnata, osteggiata in questo da Filippo che temeva che la ragazza sarebbe poi andata a vivere e lavorare lontano. E sempre ieri, un altro ministro, quello dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha fatto sapere che ha invitato tutte le scuole italiane a rispettare per martedì «un minuto di silenzio in onore di Giulia e di tutte le donne abusate e vittime di violenze». In questa vicenda, però, non sono mancate le polemiche. E’ stata la sorella di Giulia, Elena Cecchettin, a innescrle dopo una dichiarazione del ministro Matteo Salvini che in un post, riguardo all’arresto di Turetta, aveva scritto: «Se colpevole, nessun sconto di pena e carcere a vita». Elena ha ribattuto: «Un ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché “di buona famiglia”. Anche questa è violenza, violenza di Stato».
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