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Il racconto

«Non sarebbe mai andato via da Monteu»: la figlia ricorda Giuseppe Bracco, morto nella casa allagata

La signora Carla e i vicini di casa parlano del 92enne, storico falegname di Monteu da Po

Tutti, a Monteu da Po, conoscevano Giuseppe Bracco. Lui era Beppe, il falegname del paese. Anzi, il "minusié", in piemontese: «Era in gamba, ha fatto lui le porte di tutti qui intorno». E non avrebbe mai lasciato il paese dove aveva vissuto tutta la vita. E dove ieri è morto a 92 anni, sorpreso dalla violenza dell'acqua che gli è entrata in casa: «Diceva sempre: "Se vuoi farmi morire, portami a Torino" - sorride amara adesso la figlia Carla - Ora la nostra speranza è che non abbia retto il cuore: sarebbe meglio così che annegato».

L'anziano è mancato nel pomeriggio, dopo aver parlato al telefono con la figlia e la nipote: «A mezzogiorno mi ha detto che l'acqua stava entrando in cortile. Lui era preoccupato, gli ho detto di salire al primo piano e ho chiamato i vigili del fuoco. Purtroppo è arrivata la piena da dietro e, probabilmente, le porte hanno fatto da tappo».

Il falegname, vedovo da una decina d'anni, è morto dieci giorni dopo il suo 92esimo compleanno. Alla festa hanno partecipato tutti i familiari: «C'eravamo tutti, anche i suoi bis nipoti: è stata l'ultima volta che siamo stati insieme» si commuove Carla Bracco. Che poi riprende «Lui non se ne sarebbe mai andato da qui: gli abbiamo detto di venire a Torino per l'inverno ma si è rifiutato. Ma non aveva senso sradicarlo. Qui continuava a fare i suoi lavoretti in laboratorio, costruiva i giochini per i bambini: era la sua vita». Ed era in formissima: «Qualche giorno fa mi ha chiamata la signora delle pulizie e mi ha detto: "Tuo papà è su una scala doppia che sta aggiustando il cancello. Io l'ho sgridato, non so più cosa fare per farlo scendere"».

Ma non è solo la figlia a ricordare il 92enne: «Lui stava benissimo, continuava ancora a fare dei lavoretti - aggiunge Marco Ferrero, il vicino che i parenti di Bracco hanno chiamato per chiedergli aiuto - Però capitava che non rispondesse al telefono, così la figlia mi chiamava e mi diceva di andare a controllare. Avrei voluto andare anche stavolta ma ero via, quando mi hanno chiamato ero bloccato a Crescentino. Forse, se fossi stato qui...». Ferrero si commuove per qualche secondo, poi torna a sorridere ripensando a Bracco: «Se dovevo tagliare una trave, andavo da lui. Due settimane fa sono andato a chiedergli di fare la gamba di una cassapanca. Mi ha risposto: "Io non lavoro più ma quello ce la faccio". Era ancora in forma, domenica l'ho visto che scendeva giù dal paese con un carrellino: era andato a portare dei pezzi di legna a una signora che aveva freddo e ne aveva bisogno per accendere la stufa. Aveva una forza incredibile».

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