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Diritti

La carica delle Famiglie Arcobaleno

in 400 in piazza per chieder più diritti

Hanno manifestato in 400, ieri, davanti alla prefettura, non solo famiglie arcobaleno. La città ha scelto di supportare la manifestazione “Giù le mani dai nostri figli” indetta dalle associazioni Coordinamento Torino Pride e Famiglie Arcobaleno. Tutti insieme per protestare contro una legge che oggi impedisce alle coppie omosessuali di diventare genitori. «La quotidianità della famiglia omogenitoriale non si distacca molto da quella che chiamano “famiglia tradizionale”: a differenza che noi, oltre a dover occuparci di casa, faccende, lavorare e varie perdiamo un sacco di tempo - che potremmo dedicare ai nostri figli - in burocrazia ed attivismo per vederci riconoscere, L’Italia è rimasto l’unico paese dell’Europa occidentale a non avere una legge sul matrimonio egualitario e sul riconoscimento alla nascita per le coppie dello stesso sesso e non si può pensare di andare avanti così a lungo.» racconta Alessia Crocini, presidente nazionale di Famiglie Arcobaleno.
Una manifestazione cominciata con l’esibizione del primo coro Queer di Torino: “Il Coro con la Q” che termina il repertorio con “bella ciao”. Sotto al palco bimbi che disegnano arcobaleni, sopra le testimonianze di chi continua a lottare. «Tra le tante cose che mi sono sentita dire c’è: “Piuttosto che nascere con due mamme, sarebbe stato meglio non fossi nata”» racconta Margherita Fiengo Pardi, 21anni, nata e cresciuta a Milano con due mamme, oggi attivista per i diritti della comunità LGBTQ+.
Fino ai suoi16 anni però per lo Stato Italiano lei aveva un solo genitore.
«Tra le altre cose che mi sono sentita dire c’è: ”Piuttosto che nascere con due mamme, sarebbe stato meglio tu non fossi nata”.»
Lei oggi si diletta con la regia ed ha prodotto un documentario che parla della sua storia ”Chiedimi Se” dove racconta i suoi anni in un paese ancora non pronto per accogliere famiglie diverse “dalla norma”.
«Se cerco il mio nome e cognome su Google il primo
Risultato che trovo è ”Margherita Fiengo Pardi Lesbica”. In effetti è la prima cosa che mi chiedono in tanti. La risposta è negativa, la domanda irrilevante.»
In un’intervista dello scorso 16 marzo, la ministra per la famiglia Eugenia Roccella raccontava che la scelta di governo e maggioranza di attivare i prefetti è stata fatta “per un problema solo”, ovvero impedire il ricorso alla gestazione per altri alle coppie di uomini gay; in realtà ad essere colpite sono soprattutto coppie di donne. I casi di coppie eterosessuali che ricorrono alla gestazione per altri all’estero invece non vengono toccati. Con la stessa motivazione è stata rifiutata in parlamento la proposta di un regolamento europeo sul certificato di filiazione, che permetterebbe ai figli e alle figlie di famiglie omogenitoriali riconosciuti all’estero di muoversi liberamente all’interno dell’Unione europea, anche nei paesi dove i loro diritti non sono riconosciuti, ovvero l’Italia e alcuni paesi dell’Europa dell’est, il cosiddetto “blocco di Visegrád”. «In Piemonte ci sono oltre 150 famiglie Arcobaleno. Questo tipo di discriminazione danneggia innanzitutto proprio i bambini: non esistono figli di serie A e figli di serie B. All’inizio del suo mandato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo legittimò alcuni nuclei come “famiglia”: poi, come tutti sappiamo, si è dovuto fermare» dichiara Giziana Vetrano, referente del Piemonte per Associazione Famiglie Arcobaleno.
Presenti in piazza anche Chiara Appendino, Jacopo Rosatelli e Silvio Viale.

 

UN TAVOLO DI SINDACI PER DISCUTERNE

E sarà proprio a Torino, il 12 maggio: sette primi cittadini si siederanno ad un tavolo e discuteranno della richiesta da porre al governo in merito alle attuali leggi in vigore.
L'invito è esteso a tutti i sindaci, ad oggi rispondono presente Antonio Decaro, Beppe Sala, Dario Nardella, Roberto Gualtieri, Matteo Lepore e Gaetano Manfredi, rispettivamente da Bari, Milano, Firenze, Roma, Bologna e Napoli.
In alcune città italiane vi sono sindaci che continuano a registrare i figli delle coppie omogenitoriali, come a Trento e Savona, dove sono stati recentemente registrati i figli di due coppie, entrambe formate da due donne.
Anche Mario Conte, sindaco di Treviso, leghista, ha annunciato di voler continuare con le trascrizioni.
Nel frattempo a Bergamo una madre si è vista cancellare dal certificato di sua figlia di nove mesi, mentre a Belluno il procuratore Paolo Luca ha richiesto la cancellazione di tutte le trascrizioni gia' avvenute. Ci sono tutti gli ingredienti per un'assemblea particolarmente vivace e nel frattempo gli scontri politici sul tema proseguono: pochi giorni fa Alessandro Zan ha puntato il dito contro il governo Meloni, accusandoli di utilizzare i bambini per discriminare le coppie omogenitoriali, dando loro dei vigliacchi e affermando quanto sia una vergogna di fronte all'Unione Europea.

INFLUENCER E PERSONAGGI DELLO SPETTACOLO CI METTONO LA FACCIA

Sono diversi i volti noti della televisione e del web che supportano le Famiglie Arcobaleno:
Aurora Ramazzotti, la figlia di Eros e Michelle Hunziker si è espressa a proposito definendo il governo Meloni ossessionato, Luciana Littizzetto in un suo recente intervento ha definito Lorenzo Fontana “fermo al medioevo”. Tiziano Ferro, Geppi Cucciari, Emma Marrone e Barbara D'urso non si sono tirati indietro a rilasciar altre dichiarazioni simili.
Sui social il progetto “papaperscelta” di Christian De Florio e Carlo Tumino , coppia omosessuale con due gemelli, quotidiamente si impegna a creare contenuti per sensibilizzare il pubblico, mostrando la vita quotidiana con i bambini, Julian e Sebastian, nati negli Stati Uniti nel 2018 grazie alla “gestazione per altri”.
Oltre trecentomila followers che quotidianamente sostengono la coppia, commentando positivamente e con affetto sotto a post, reels e video.
«A questi bambini non serve null'altro oltre all'amore che vivono ogni giorno nella loro famiglia» si legge tra i commenti scrollando il feed della coppia.
In un'intervista all'Huffington Post Carlo aveva spiegato: «Abbiamo iniziato a prendere contatti negli Stati Uniti per intraprendere il percorso della ‘gestazione per altri’. Si parla dell’‘utero in affitto’ sempre in toni dispregiativi, ma l’agenzia alla quale ci siamo rivolti mette dei paletti molto precisi: prima di tutto, le donne non devono essere in condizioni di povertà e devono essere già madri. E sono loro, le mamme surrogate, a dire di sì o di no ad una coppia: in poche parole, scelgono loro con chi fare il viaggio. La mamma dei gemelli si chiama Krista e siamo tutt'ora in ottimi rapporti, andiamo a trovarla una volta l'anno con i bambini. E’ una donna straordinaria, era già mamma di due bambini, una persona molto credente, proveniente da una famiglia matriarcale. Ho ancora in mente la scena che si è svolta poco prima di entrare in sala parto, quando la mamma di Krista, la nonna dei gemelli, ci ha riuniti in cerchio e ha iniziato a pregare. Diceva che Dio ha un disegno per tutti: ‘Quello di Krista è quello di aiutarvi a realizzare il vostro sogno, quello vostro è quello di diventare genitori e il nostro è pregare affinché tutto questo accada’. E’ stato in quel momento che ho visto il vero volto dell’altruismo, della libertà, della religione».
Non mancano le critiche , ma c’è anche chi - leggendo la loro storia - ha cambiato idea in merito alla gestazione per altri, chi - leggendoli - dimentica di avere di fronte due uomini alle prese con due bambini, e chi grazie a loro ha trovato la forza di credere al sogno di una famiglia con dei figli anche per una coppia omosessuale.


STEPCHILD ADOPTION E AFFIDO: COME FUNZIONA PER LE COPPIE OMOSESSUALI?

Uno dei punti più discussi della proposta di legge sulle unioni civili– il cosiddetto ddl Cirinnà bis, presentato al Senato il 6 ottobre 2015 – è stato l’articolo 5, in cui si parla della “stepchild adoption”: letteralmente “l’adozione del figliastro” ovvero possibilità che il genitore non biologico possa adottare il figlio, naturale o adottivo, del proprio partner.
La stepchild adoption consente anche alle coppie omosessuali di poter adottare il figlio del partner, nato da fecondazione assistita eterologa o in modo naturale. In Italia, le coppie omosessuali non possono avere un figlio ricorrendo alla fecondazione assistita di tipo eterologo, ma ci sono diversi stati esteri in cui è invece possibile farlo.
In merito alla possibilità di poter adottare il figlio del proprio partner nel caso di coppia omosessuale, ci sono delle condizioni d iadozione in casi particolari. La Suprema Corte ha infatti previsto che qualora il minorenne viva in una famiglia felice può essere adottato pure in assenza dello stato di abbandono, anche da un’unione civile (quindi da due persone che abbiano lo stesso sesso) con un progetto di vita comune.
Per quanto riguarda, invece, l’affido di minori a coppie dello stesso sesso, citando il decreto del 4 luglio 2013 del Tribunale per i minorenni di Palermo,
È ammissibile l’affidamento di una minore ad una coppia dello stesso sesso ove sia accertata, mediante un  approfondita indagine dei servizi sociali la stabilità della unione e la funzionalità della misura al miglior superiore interesse del minore.
Nonostante ciò, gli affidi alle coppie omosessuali– così come quelli ai genitori single – sono di gran lunga inferiori rispetto agli affidi alle coppie eterosessuali, in cui siano presenti due genitori di sesso opposto.

 

 

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