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Il live più atteso

Depeche Mode: ritorno al futuro in due ore di show

Dave Gahan e Martin Lee Gore hanno incantato ieri sera dodicimila dell'Inalpi con il loro concerto green. Ma, peccato per la plastica gettata fuori dall'arena

Preceduti dalla band rock indie americana Deeper, quindici minuti dopo rispetto all’ora indicata sui biglietti, alle 21 esatte di ieri sera Dave Gahan e Martin Lee Gore hanno fatto il loro trionfale ingresso in una Inalpi Arena gremita di fan entusiasti.

La prima data italiana di tre previste nella tornata 2024 del “Memento Mori Tour” ha visto le due anime dei Depeche Mode esibirsi su un palco caratterizzato da una gigantesca “M” posta sullo sfondo, luci d’atmosfera e maxischermi sui quali si sono alternate soggettive dell’esibizione e video a corredo dei brani interpretati. Oltre ai due storici membri della band, è stata determinante la presenza del batterista Christian Eigner e del tastierista e bassista Peter Gordeno, mentre l’assenza di Andrew Fletcher, scomparso nel 2022 ed omaggiato durante l’esecuzione di “Behind the wheel”, non ha inficiato la resa della band che ha offerto una scaletta ricca, in grado di riempire 120 minuti abbondanti inanellando, uno dietro l’altro, le tracce dell’album più recente che dà il titolo al tour e i classici che hanno fatto la storia del synth-pop internazionale.

Ed è proprio con i classici che il pubblico si è acceso: istintivamente tutti in piedi, in 12.500 hanno cantato all’unisono brani come “Stripped”, “Everything counts”, “Enjoy the silence”, “It’s no good” e “Personal Jesus” riportando di fatto le lancette dell’orologio indietro nel tempo, anche di diverse decadi.

Quasi straniante constatare che chi si stava esibendo sul palco, come molti sugli spalti e nel parterre, è over-sessanta, ha sconfitto malattie e depressione, ha gabbato quella stessa morte che il motto latino “memento mori” invita invece a ricordare; Dave Gahan ha dimostrato di essere un istrionico ossimoro vivente: caratterizzato da voce profonda e movenze leggiadre, ha ballato e cantato tutto il tempo, arrivando perfino a roteare sul palco come i dervisci tra l’incredulità di tutti coloro che ne conoscono la storia personale, fatta di alzate e ricadute spesso rischiose. Dal canto suo, il poli-strumentista Martin Lee Gore ha caratterizzato il momento più toccante del concerto intonando da solo “Home” e “Strange love”.

Verso le 23,15 la tappa torinese del “Memento Mori Tour” si è conclusa registrando una sola pecca, tutta a carico di quegli spettatori che, nonostante l’impegno “green” della band e della struttura di corso Sebastopoli, hanno insozzato l’area antistante l’Inalpi Arena con bottigliette, bicchieri e piattini di plastica.

foto Bruno Brizzi

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