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Giardini all'italiana
02 Giugno 2025 - 11:50
Il giardino all’italiana rappresenta uno degli stili fondativi dell’architettura del paesaggio occidentale. Nato in Italia nel corso del tardo Rinascimento, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, si è sviluppato nelle residenze aristocratiche come espressione di ordine, misura e controllo della natura. Il modello ha influenzato per secoli l’arte del giardinaggio in Europa, dando origine a forme ibride come il giardino francese e lasciando tracce durature anche nella cultura paesaggistica anglosassone.
Il tratto distintivo del giardino all’italiana è la simmetria geometrica, spesso organizzata secondo assi prospettici ben definiti. Gli elementi vegetali – siepi, bordure, alberature – vengono modellati con potature regolari, secondo tecniche topiarie che mirano a conferire forme geometriche e a delineare quinte architettoniche. A queste si affiancano componenti architettoniche come scale, terrazze, pergolati e colonne, nonché giochi d’acqua, vasche e fontane decorative. L’effetto complessivo è una composizione che integra natura e architettura in un sistema coerente e visivamente controllato.
Dal punto di vista storico, il giardino all’italiana è l’evoluzione del “hortus conclusus” medievale, un tipo di giardino murato con finalità utilitarie, spesso coltivato nei monasteri. Il passaggio al giardino rinascimentale riflette un mutamento culturale: il giardino cessa di essere uno spazio chiuso e funzionale per diventare parte integrante dell’apparato decorativo della villa, luogo di rappresentazione sociale e di intrattenimento. Tra gli esempi storici più rilevanti figurano Villa d’Este a Tivoli, Villa Lante a Bagnaia e Villa Medici a Fiesole.
L’adozione di soluzioni ispirate all’antichità, come le grotte artificiali e le sculture mitologiche, è documentata a partire dal Cinquecento, quando il riferimento ai testi classici – in particolare alle lettere di Plinio il Giovane – contribuisce a definire i criteri estetici del giardino ideale. Le potature plastiche, infatti, non rappresentano un’invenzione ex novo, ma la ripresa e sistematizzazione di pratiche precedenti, perfezionate alla luce dei nuovi canoni rinascimentali.
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