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ALLE URNE

Referendum, votano il sindaco e 1 torinese su 10. E al seggio si guardano i film sulla Lim

Ecco i primi dati sull'affluenza - Lo Russo: «Voto per il lavoro e la cittadinanza: abbiamo bisogno di immigrati»

9,61%, con uno 0,01% in più per il quinto quesito: è il primo dato dell'affluenza ai seggi di Torino per il referendum su lavoro e cittadinanza, con le urne aperte dalle 7 alle 23 di oggi e dalle 7 alle 15 di domani. Tradotto, entro le 12 ha votato quasi 1 torinese su 10. Fra loro anche il sindaco Stefano Lo Russo, che alle 11 in punto si è presentato al seggio dell'istituto comprensivo Montale via Ada Negri: «Sono qui perché è un voto molto importante dal punto di vista politico - spiega il primo cittadino prima di allontanarsi per accompagnare la figlia, neo 18enne, al primo voto - È rilevante soprattutto il referendum sulla cittadinanza: dobbiamo dare un segnale al Parlamento per ridurre i tempi. Ma bisogna anche mettere mano ai criteri di assegnazione della cittadinanza italiana, in particolare i bambini che nascono in Italia o che frequentano le nostre scuole. Vanno introdotti Ius Soli e Ius Scholae perché quelli sono italiani a tutti gli effetti e perché il nostro Paese si sta spopolando e abbiamo bisogno di immigrati per non far collassare il nostro welfare». Sugli altri quesiti Lo Russo aggiunge che «hanno un rilevante peso politico per obbligare il Parlamento a mettere mano alle leggi sul lavoro, su cui bisogna si deve riformare: noi stiamo facendo una battaglia politica per il "salario minimo" e crediamo che la vittoria del Sì del referendum possa obbligare il governo a ritornare sui suoi passi e riprendere in mano le norme sul mercato del lavoro».

Come previsto, finora l'affluenza resta molto lontana dal necessario quorum del 50% più 1 degli aventi diritto al voto. E nei seggi più periferici della provincia scrutatori e presidenti ingannano il tempo coi film: basta accendere le lavagne Lim presenti nelle aule scolastiche (trasformate in seggi) e collegarsi a Netflix. Altri seggi hanno dovuto fare i conti con la scelta di alcuni elettori di presentarsi al seggio e rifiutare le schede, come annunciato dalla premier Giorgia Meloni (il governatore Alberto Cirio, per esempio, ha detto che non si presenterà proprio). E, come dimostrano i dati, qualche torinese ha scelto di ritirare soltanto la quinta scheda, quella relativa al quesito che chiede se si vuole ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza necessari per chiedere la cittadinanza italiana: «Personalmente considero comunque legittima la decisione di non votare al referendum - commenta Lo Russo - È normale che le persone, nel momento in cui vengono a votare quesiti che non hanno determinato loro, possano anche scegliere di non presentarsi ai seggi». La ragione è anche qui politica: «Chi si astiene lo fa per una ragione politica che rispetto, ma per una ragione altrettanto politica io ritengo importante andare a votare e votare cinque sì a questo referendum».

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