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Cultura & Società
23 Settembre 2025 - 06:30
Gli scavi archeologici di a Saqquara affidati al Museo Egizio, rappresentano la “seconda vita” dell’istituzione torinese più conosciuta nel mondo. E sono il fiore all’occhiello del direttore Christian Greco che ieri, nel corso della tradizionale agape di Dumsedafé, presso l’Unione industriali, ha parlato con entusiasmo del suo lavoro. Un ospite davvero d’eccezione per l’associazione coordinata da Piero Gola che in questa occasione, si è davvero superato. Prova tangibile, il lungo applauso che ha salutato le conclusioni di Greco: un battimani caloroso e sentito che rende onore alla preparazione, al lavoro e alla passione del maggiore esperto di egittologia di casa nostra e tra i più stimati studiosi a livello internazionale. Greco ha tracciato la storia del Museo, sottolineando la trasformazione e l’evoluzione operata nel corso della sua direzione.
Un Museo vivo che negli anni cambia e che offre nuovi punti di vista al pubblico che lo gremisce e i numeri gli danno ragione: «Il Museo non è qualcosa di statico, deve cambiare. Così come accade nei musei dei Paesi scandinavi. E’ il modello al quale ci ispiriamo e per il quale stiamo lavorando». Ma la linfa vitale del nuovo Museo Egizio viene dagli scavi archeologici in corso nella valle dei faraoni. Il Museo non è più una sorta di magazzino dove si accatastano reperti uno sopra l’altro, ma è l’esposizione ordinata di un lavoro di ricerca che inizia sul campo, a partire, per il Museo Egizio, dagli scavi di Saqquara. E poi, ha concluso Christian Greco, c’è l’omaggio alla città di Torino. Ora il museo esce dalle mura del palazzo e i reperti dell’antico Egitto si possono anche intravedere dalle finestre che danno su via Accademia Albertina. Insomma, i faraoni escono dalle urne e dai musei e si palesano tra i torinesi, quali segni di un passato e di culture diverse che offrono spunti al mondo contemporaneo. Infine, l’invito ai presenti (ma non solo), «visitate il Museo Egizio, non è più quello che avete visto in quarta elementare, tanti anni fa, è diverso e diverse saranno le emozioni che proverete».
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