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Una casa su due fuorilegge per l’Ue: una stangata per metterle a norma

Una casa su due fuorilegge per l’Ue: una stangata per metterle a norma
«In Piemonte è da rifare una casa su due». A lanciare l’allarme è la Confartigianato Edilizia Piemonte, che parla di oltre 9 milioni di immobili coinvolti. Colpa della nuova direttiva dell’Unione europea per le abitazioni “green”, che punta a ridurre i consumi e le emissioni. Per il presidente Enzo Tanino «non c’è tregua per il comparto edile: questa novità si aggiunge allo stillicidio di modifiche normative legate ai bonus e soprattutto al Superbonus 110%». Un’analisi della stessa Confartigianato, infatti, delinea una “ragnatela burocratica” di 224 interventi su detrazioni fiscali edilizie e superbonus: «Se gli obiettivi della direttiva Ue sono condivisibili e la ristrutturazione di immobili potrebbe rappresentare un’opportunità di lavoro per le imprese - premette Tanino -, non può essere applicata senza una adeguata programmazione pluridecennale e un importante sostegno economico per le famiglie». Ma il tempo stringe: «Voglio ricordare che, entro il 2033, occorrerebbe mettersi in regola per non incorrere in sanzioni pesanti. Sono scettico sulla possibilità di poter concludere i lavori entro quella data, considerato che il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro: oltre il 50% degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse. Questo vuol dire che, nella nostra regione, è da rifare un immobile su due». Secondo l’ultimo report Enea in Piemonte, nel 2021 il 27% delle certificazioni energetiche redatte riguardava gli edifici in classe G (la peggiore della scala), il 24,1% in classe F e solo il 7% (massimo grado di efficienza energetica) in classe A. Inoltre la direttiva Ue danneggerebbe milioni di italiani proprietari di immobili, cioè l’80%, con oltre 9 milioni di edifici e un «impatto devastante sul mercato immobiliare». Tanino ricorda le proposte già presentate dalle associazioni europee delle costruzioni e dell’energia: «Serve un approccio “dal basso verso l’altro”: bisogna tenere conto delle specificità locali e nazionali, ragionando dal basso e coinvolgendo autorità locali, consumatori e comunità energetiche, fornitori e produttori delle loro aree. Poi bisogna promuovere le soluzioni di riscaldamento e raffrescamento sostenibili ma si deve garantire l’accessibilità, promuovere tutte le fonti sostenibili e trovare una gestione efficiente della domanda».
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