I canili torinesi lanciano l’allarme: «Siamo pieni di cani e gatti portati da padroni troppo “egoisti” per tenerseli». Unica eccezione il rifugio di via Germagnano, che segnala un altro problema: «Sempre più persone dichiarano di non avere i soldi per pagare il cibo e le cure ai loro animali». Il primo canile a denunciare questa situazione è stato quello di Val della Torre, con la responsabile Giusy D’Angelo che parla di «7.600 cani “restituiti” a livello nazionale nel 2021. Così rischiamo il collasso».
Anche perchè i numeri sono in netta crescita rispetto agli anni precedenti: «C’è stato un aumento esagerato, con decine di chiamate al giorno - conferma Cristina Amparone, la responsabile del canile di Moncalieri - È frustrante e molto sconfortante, anche perchè i padroni usano scuse assurde, almeno secondo noi: dicono che i cani hanno problemi comportamentali e quindi preferiscono disfarsene subito. Intanto è aumentato del 200% anche l’abbandono dei gatti: siamo in un periodo di cucciolate e troviamo una quantità esorbitante di micini».
Aggiunge Roberto Palma, fondatore del canile di Chieri: «Noi siamo passati da un paio di chiamate di questo tipo a 20 o 30, ogni giorno. Ma i rifugi pubblici come il nostro non sono pensati per “ritirare” gli animali, bensì per contrastare il fenomeno del randagismo. E non siamo delle fisarmoniche. Infatti ci facciamo carico solo dei casi particolari, con padroni deceduti senza eredi o in grave difficoltà economica».
Ma queste situazioni sono pochissime: «Le altre riguardano persone che prendono cani difficili da gestire e poi non ce la fanno - continua Palma - Oppure non pesano ai costi che devono sostenere e al fatto che un animali vive in media 15 anni. E c’è anche chi è recidivo: a una signora in difficoltà economiche abbiamo portato via sei cani. Queste sono persone con pochi scrupoli e tanti capricci: qualcuno telefona e addirittura dice “ve lo porto adesso”».
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Tiziana Berno, responsabile del canile torinese di via Germagnano, offre una lettura diversa: «Noi abbiamo un problema diverso: c’è stata un’impennata di persone che chiedono aiuto economico per le cure e il cibo dei loro animali. Il motivo è facile da spiegare: dopo il Covid, è venuta fuori una grossa crisi. Tanti sono in difficoltà con il lavoro e fanno fatica a coprire le spese. E sono molto dispiaciuti». Aggiunge Amparone: «C’entra la crisi e la perdita del lavoro ma, in generale, credo che le persone siano più egoiste dopo la pandemia: tutti pensano più loro stessi e vogliono disfarsi subito dei problemi, anche se sono creati da esseri viventi».
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