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IL COLLOQUIO
23 Marzo 2023 - 17:32
L'assessore al Welfare del Comune di Torino Jacopo Rosatelli
«Via Tripoli esiste ed esisterà sempre. È una via nel cuore dei torinesi. Io ci andavo anche a scuola. Sono l’ultimo al mondo che pensa di cambiarle il nome». Dopo le polemiche sulla presunta cancel culture messa in atto da Palazzo Civico, l’assessore al Welfare del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli, torna a parlare di toponomastica e spiega la sua posizione sull’idea di cambiare i nomi alle strade che rimandano al periodo colonialista della storia d’Italia. «Non vogliamo cancellare i nomi delle strade, vogliamo farle “parlare”» sottolinea.
L’obiettivo è «fare in modo che chi cammina in via Tripoli, ad esempio, abbia contezza di che cosa rappresenta quel nome» prosegue l’assessore della giunta Lo Russo. «Un po’ come succede per i corsi dedicati alla memoria dei partigiani» accenna e fa riferimento a corso Giambone, via Braccini o piazzale Valdo Fusi. «È importante che i torinesi sappiano che cosa stanno a indicare quei nomi» aggiunge. «Lo stesso discorso può essere fatto per piazza XVIII dicembre e molti altri luoghi simbolo della nostra città» conclude.
Piazza Bengasi
Una totale inversione di marcia - sembra - rispetto a quando era emerso negli scorsi giorni. «Il Piano antirazzismo messo in piedi dal Comune prevede quasi cento azioni, su vari livelli. A questo punto sospetto che venga commentato senza essere stato letto» si difende Rosatelli. «Sul Piano abbiamo scritto esplicitamente di voler favorire iniziative pubbliche di riflessione e una analisi critica che riguardi i monumenti e la toponomastica della città, per sottolineare la discontinuità tra passato coloniale e condizione post coloniale» rimarca l’assessore, sottolineando la spinta culturale dei vari articoli declinati nel Piano anti razziale. «Dobbiamo lavorare tutti insieme per smontare gli stereotipi culturali di superiorità che noi bianchi abbiamo ereditato, in un certo senso da una storia stratificata. Quando si dice che è necessario dover fare i conti con il passato attraverso lo studio, è vero. È l’unico modo per riprodurre matrici culturali razziste in futuro».
Lo studio poi passa attraverso la messa a disposizione dei cittadini di informazioni storiche chiare e puntuali. Per questo motivo Rosatelli ipotizza di posizionare in corrispondenza delle vie del colonialismo - e in altri luoghi di interesse storico - una stele o un Qr Code attraverso cui scaricare degli articoli esplicativi. «Pensiamo a quello che già succede in molte capitali europee o a tour guidati pensati su determinati temi» ipotizza. Quel che è certo è che i nomi delle vie non cambieranno. Una buona notizia per gli impiegati dell’anagrafe.
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