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22 Dicembre 2025 - 09:30
Il presidio davanti ad "Aska"
Il “re dei Murazzi” è in giro per Vanchiglia. «Abito in questo quartiere», sorride. Giubbotto, cappello, occhiali scuri e barba bianca. Giancarlo Cara passeggia in corso Regina, a pochi passi c’è la polizia a presidiare Askatasuna sgomberato. «Anni fa mi dicevano: “Giancarlo, se chiudi il tuo locale ai Murazzi i ragazzi andranno altrove”. E così sta succedendo ad Askatasuna. Perché se quel posto è stato chiuso, ora chi lo frequentava si disperderà in altri luoghi di Torino». “Giancarlo”, va detto, è un locale notturno, non va confuso con un centro sociale. Ma per il fondatore dei “Muri” il parallelismo è il medesimo: chiudere “Aska” non è la soluzione. «Non so chi siano i personaggi che frequentavano Askatasuna - precisa - ed è probabile che ci fosse una frangia un po’ estremista. Tuttavia, il problema adesso è un altro: che ne sarà di quell’edificio?». Una domanda che si pongono in tanti, visto che il patto è decaduto ma per il sindaco Lo Russo c’è ancora spazio per la legalizzazione.
Il quartiere pare diviso: da una parte c’è chi sosteneva e sostiene ancora i militanti, ma c’è anche una Vanchiglia che dopo la violenza di sabato si è stufata. «Ho perso mezza giornata di lavoro - racconta Cristiana Dalmasso del Pastificio Renato di corso Regina, angolo via Napione - e siamo rimasti chiusi in negozio a causa degli scontri. Con me c’era la mia nipotina di 9 anni, era terrorizzata». Cristiana Dalmasso è una dei tanti commercianti di zona danneggiati dai disordini di sabato. L’ultimo sabato dello shopping prima di Natale. Dove oltre a comprare i regali da mettere sotto l’albero si fanno anche gli ultimi acquisti per il cenone. «Molti clienti dovevano venire in negozio a ritirare gli ordini e a causa della manifestazione sono rimasti a casa. Ad un certo punto - continua la titolare del pastificio - non funzionavano nemmeno i telefoni. Cosa penso di quel centro sociale? Che è un posto dove si nascondevano tanti violenti». A Michele Cocifero, titolare de La Croissanterie di corso Farini, i manifestanti durante gli scontri hanno rotto un tavolo e rubato otto piante. «Siamo rimasti chiusi. Ma il problema - sostiene - sono le istituzioni. Perché hanno lasciato che in quel centro sociale ci fossero acqua, luce e gas senza che venissero pagate le utenze? E’ inutile ora che lo Stato faccia la parte del “salvatore”, con lo sgombero. Non condanno quei ragazzi, quando ho aperto il mio primo bar in via Saluzzo c’erano le Brigate rosse. Ho visto di ben peggio». Chi abita nel quartiere Vanchiglia e sta dalla parte di “Aska” è Beppe Vartuli: «Quei ragazzi - sostiene - non davano fastidio a nessuno. Facevano tante attività per il quartiere. A sbagliare è stata la politica, con questo sgombero che ha creato e crea solo problemi».
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