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22enne soffocato in un cassonetto a Torino

Il papà del giovane asfissiato: «Era un ragazzo col sorriso.
Ogni giorno mi alzo e piango per lui»

Parla Abderrazak, il padre del cuoco rimasto incastrato in un raccoglitore di abiti usati

Marouane El Allam

Il 22enne morto nel raccoglitore di vestiti in piazza Moncenisio

«Dicono che i genitori dovrebbero andarsene prima dei figli. Eppure non è andata così. Il destino ha portato via il mio. Piango ogni giorno quando mi alzo e vedo che lui non è più al mio fianco». Non trattiene le lacrime, Abderrazak El Allam, il papà di Marouane, il 22enne morto il 1 ottobre scorso dopo essere rimasto incastrato in un contenitore per abiti usati in piazza Moncenisio.

Adesso l’uomo, che si è affidato all’avvocato Alberto Pantosti Bruni, cerca giustizia. E ricorda gli attimi di quella giornata in cui è stato travolto dalla notizia della tragedia: «Ero in Marocco in quei giorni. Mi hanno svegliato alle sei di mattina dicendomi che mio figlio era morto. Mi è venuto quasi un infarto, stavo cadendo giù dalle scale. Per un po’ tempo nessuno mi ha saputo dare una spiegazione. Dopo mi hanno comunicato che mio figlio era caduto nel cassone. Magari cercava qualcosa per ripararsi dal freddo. Era notte. Lui abitava non molto distante, in piazza Campanella. Quella sera stava rientrando a casa».


«Io e Marouane - racconta il padre - vivevamo insieme, qui a Torino, dopo che eravamo emigrati dal Marocco sei anni fa. Mio figlio aveva studiato qui». «Quei cassoni non sono fatti bene - denuncia l’uomo - sono pericolosi. E sono rimasti così dappertutto. Quello dove è morto mio figlio si trova ancora lì. Potrebbe capitare a qualcun altro di perdere un figlio in questo modo. Ma non è giusto. Non dovrebbe più accadere a nessuno». «Marouane era bravo e dolce. Era sempre sorridente», ricorda il papà, che aggiunge: «Tutta Porta Palazzo piange per lui. Lì lo conoscevano tutti. Cucinava in un locale dove servono cous cous, tahin e piatti tipici del nostro territorio».

«Mi manca tanto - conclude - lui dormiva vicino a me, nella stanza. Siamo stati sempre insieme. Ogni giorno piango. Mi manca». L’avvocato Alberto Pantosti Bruni (con il suo collaboratore, dottor Simone Malfatto), dichiara: «Si tratta di una vicenda molto delicata perché questo giovane ragazzo ha perso la vita. L'intento dei suoi familiari è anche quello di evitare che fatti di questo tipo, che si sono verificati in numerose occasioni in tutto il territorio nazionale, non abbiano più a ripetersi. Si tratta di una tragedia che poteva probabilmente essere evitata, poiché è notorio che i cassonetti adibiti alla raccolta degli abiti possano recare gravi lesioni o cagionare la morte della persona che vi resta incastrata».

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