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La vittima è un giovane cuoco
12 Aprile 2023 - 06:22
Il 22enne morto nel raccoglitore di vestiti in piazza Moncenisio
Era notte e aveva freddo. Tornando a casa, si è fermato in piazza Moncenisio, forse per recuperare un abito usato nel cassonetto. Ma quel contenitore di vestiti è diventato una trappola mortale. Maourane El Allam, cuoco di 22 anni residente in zona Parella, è rimasto incastrato nel raccoglitore ed è spirato, non si sa quanti minuti o quante ore dopo, per «asfissia da compressione». Era il primo ottobre scorso. Sulla tragica morte del giovane, la procura ha aperto un’inchiesta.
Il raccoglitore di abiti di piazza Moncenisio a Torino
Inizialmente senza ipotesi di reato. Nei giorni scorsi il padre di Marouane, assistito dall’avvocato Alberto Pantosti Bruni, ha sporto una denuncia nella quale si ipotizza il reato di omicidio colposo. «Quei contenitori sono pericolosi» sostiene il padre, Abderrazak El Allam, che rimarca: «Mi sono rivolto a un avvocato perché cerco giustizia. Ad altri genitori potrebbe capitare di perdere un figlio nello stesso modo. Non dovrebbe più succedere».
Maourane, quella sera, stava rincasando. Abitava in piazza Campanella, dove viveva col padre. Entrambi erano arrivati a Torino sei anni fa. Lavoravano tutti e due.
In piazzetta Moncenisio erano intervenuti gli agenti delle Volanti, che avevano ipotizzato la dinamica: Marouane cercava, probabilmente, di prendere un maglione da quel contenitore. Era da solo. Nessuno saprà mai cosa gli è accaduto con certezza.
Ma il fatto che avesse la mano appesa alla maniglia, farebbe intuire che il ragazzo stesse cercando disperatamente di riaprire quel cassone in cui era rimasto intrappolato. Il medico legale nel referto ha scritto «asfissia da compressione». Verso le cinque di mattina, dopo la segnalazione di due giovani che passavano di lì, era accorsa anche la squadra mobile. «Ho visto un uomo appeso al contenitore degli indumenti - aveva detto uno dei due, sentito come testimone - aveva la testa e la parte alta del tronco all’interno del bidone. Ho chiamato il 118, sono arrivati ma non c’era più niente da fare per lui».
«Non può escludersi che la responsabilità - c’è scritto nell’esposto - sia da ricondursi al produttore del cassonetto, che, anche se pericoloso, era installato nella pubblica via». La morte di Marouane sarebbe stato «un evento prevedibile ed evitabile», perché sarebbe noto, scrivono i familiari nella denuncia, che questi contenitori «siano spesso violati da persone alla ricerca di abiti usati». E in Italia sono già avvenuti incidenti mortali di questo tipo.
I raccoglitori di abiti infatti sono «provvisti di congegni di chiusura idonei a intrappolare coloro che per i più disparati motivi cerchino di intrufolarsi dentro», viene precisato nell’esposto inviato in procura, nel quale si sottolinea che: «nonostante nel territorio nazionale negli ultimi anni si siano verificati molti incidenti analoghi, questi cassoni continuano a restare sulle nostre strade». «Il rischio quindi - è la conclusione della denuncia - si sarebbe potuto e dovuto prevedere ed evitare».
L’incidente di Marouane e gli altri che si sono verificati in altre Regioni d’Italia negli ultimi anni avrebbero in comune gli stessi elementi, tra cui la morsa eccessivamente potente dello sportello di apertura, la mancanza di un meccanismo che permette al malcapitato di liberarsi da tale morsa e l’assenza di «qualsivoglia avviso di pericolo apposto a fronte del cassonetto». Anche sul cassone dove è morto Marouane, denuncia la famiglia, «non erano presenti cartelloni con affissi divieti e avvisi finalizzati a fornire informazioni in merito ai rischi di schiacciamento che non potevano e non dovevano essere ignorati in ragione del loro frequente verificarsi».
L’avvocato Alberto Pantosti Bruni (con il suo collaboratore, dottor Simone Malfatto), dichiara: «Si tratta di una vicenda molto delicata perché questo giovane ragazzo ha perso la vita. L'intento dei suoi familiari è anche quello di evitare che fatti di questo tipo, che si sono verificati in numerose occasioni in tutto il territorio nazionale, non abbiano più a ripetersi. Si tratta di una tragedia che poteva probabilmente essere evitata, poiché è notorio che i cassonetti adibiti alla raccolta degli abiti possano recare gravi lesioni o cagionare la morte della persona che vi resta incastrata».
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