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L'INCHIESTA

Anche il marchio Fiat è fatto all’estero: Stellantis sposta la produzione da Torino

La 500 elettrica assemblata con pezzi stranieri. L’allarme della Fiom: «Tra 10 anni Mirafiori sarà deserta»

Stellantis, all’Italia soltanto promesse. Anche il marchio Fiat è fatto all’estero

L’automotive a Torino e in Italia non è altro che un lontano ricordo nell’immaginario di chi ha più di 60 anni. Sì perché in termini produttivi ormai ci hanno superato anche Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Basti pensare che nel 1999 a Mirafiori venivano prodotte 1 milione e 400 mila vetture all’anno mentre nel 2022 ne sono state realizzate soltanto 473mila. Quasi un milione di auto prodotte in meno.

La Fiat è straniera
Nonostante i miliardi finanziati dallo Stato a più riprese per evitare il fallimento della Fiat, la produzione, complici le fusioni con Chrysler prima e Psa dopo, è sempre più delocalizzata. Anche i pezzi dalla 500 elettrica prodotta a Mirafiori, come le batterie, le guarnizioni, le ruote, gli stop, le frecce e il quadro elettrico, vengono prodotti in larga parte nello stabilimento polacco. Perfino il logo della Fiat non è fatto qui ma in Spagna. Mentre i turchi hanno “soffiato” la produzione dei sedili alla Lear di Grugliasco.


Stranieri sono anche i vertici della società che ormai è molto più francese che italiana: i responsabili dei brand Fiat e Alfa Romeo sono Olivier Francois e Jean Philippe Imparato, entrambi francesi. Mentre l’ad Carlos Tavares è portoghese. «Il gruppo Peugeot è quello che detiene il potere creativo, non c’è più un italiano» spiega il designer Giorgetto Giugiaro, che ha disegnato i modelli più venuti della Fiat: la Panda, la Uno e la Punto. Proprio la Punto è stata l’ultima auto di grande successo della Fiat: ben 9 milioni di esemplari venduti tra il 1993 e il 2018. «In quegli anni era il momento di rinnovare i modelli, ma non ne avevamo di nuovi, vivevamo nell’indecisione» spiega l’ingegnere Cristina Siletto, responsabile delle operazioni, che ha abbandonato la Fiat nel 2017.

Mirafiori deserta
Il dramma riguarda i posti di lavoro che nell’epoca d’oro a Mirafiori erano 65mila. Secondo i dati Fiom dal 2008 al 2020 ne sono spariti ben 32mila. E la perdita continua. «Dal 2018 al 2022 gli addetti sono passati da 15.500 a 11.300, tra gente che va in pensione o è incentivata dall’azienda ad andare via - spiega il segretario generale della Fiom di Torino, Edi Lazzi -. Considerando che l’età media dei lavoratori è di 56 anni, tra 10 anni Mirafiori sarà vuota per pensionamenti».

Il 20 settembre 2022 Tavares aveva incontrato il sindaco Lo Russo e il governatore Cirio firmando un accordo per smontare i veicoli usati a Mirafiori. I “nuovi” occupati indicati nel protocollo, rimasto segreto, sono 550. «Ma non ci saranno 550 assunzioni, sono persone che già lavorano a Mirafiori» spiega Lazzi. In pratica, da produttori di auto diventano “sfasciacarrozze”.

Oltre al “Fabbricone” che ha la metà dei metri quadrati inutilizzati, completamente deserte restano i vecchi capannoni dell’Area Tne, la società realizzata nel 2005 per vendere le aree di Fca. Il risultato? Perdite per 32 milioni di euro a seguito della svalutazione delle aree.

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