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LA PROTESTA
06 Agosto 2023 - 10:30
Lo sciopero della fame di Giancarlo Nardozzi, presidente del Goia, associazione di rappresentanza degli ambulanti, va avanti ormai da dieci giorni. Il motivo? «Una protesta contro la reintroduzione della direttiva Bolkestein da parte di questo governo che vuole vederci morire. Così diventiamo peggio dei balneari, mettono i nostri posti all’asta e le nostre licenze diventano carta igienica. Dopo una vita di fatiche e di lotte, con la sospensione della direttiva da parte del governo Conte e Salvini, questa marcia indietro proprio non ce lo aspettavamo». Non usa mezzi termini il rappresentante degli ambulanti di Torino che se la prende anche contro il provvedimento della Regione che vieta il transito oltre un certo numero di chilometri dei mezzi vecchi: «Il numero di chilometri concessi dal dispositivo Move-in non basta e gli ambulanti sono costretti a cambiare il furgone, ma con che soldi?» Si domanda Nardozzi. «Tanto più che non siamo noi a inquinare perché ci spostiamo soltanto al mattino per andare al mercato e alla sera per tornare a casa».
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Per far sentire la propria voce molti ambulanti di Torino parteciperanno alla manifestazione prevista il 14 settembre a Roma. «Ci mobiliteremo poi in tutta Italia compresa Torino» assicura il presidente del Goia che si è già recato a Palazzo Madama per parlare con alcuni senatori: «Abbiamo proposto un emendamento sui rinnovi, ma ci vuole una riforma per blindare la categoria che così rischia la tenuta sociale».
Nel frattempo Nardozzi ha deciso di non mangiare più «come segno di protesta contro l’abbandono dei mercati da parte delle istituzioni». «Vado avanti e non mi voglio fermare fino a quando non avremo l’attenzione che meritiamo» sottolinea l’ambulante. «Lo faccio perché rappresento una categoria, per mia moglie e per mio figlio, perché non è giusto che ci prendano in giro e perché il lavoro è sacro. Lo faccio anche per sensibilizzare la gente a partecipare alla mobilitazione a Roma, per difendere quello che fino a ieri nessuno poteva toccare e che oggi ne fanno merce di scambio. E noi non siamo merce di scambio».
Bolkestein o no. I mercati rionali di Torino sono in sofferenza ormai da tempo. «Anni fa a Torino c’erano 41 mercati, due tre mercati per ogni quartiere, ora ne sono rimasti 32 e ci sono tante zone sprovviste». La causa è anche la nascita di tanti supermercati che fanno concorrenza e i mercati sono sempre più deserti. «Chiediamo al Comune - dice Nardozzi - di concedere almeno i posti vuoti ai sorteggianti che possono così diventare fissi e dare certezza di occupazione».
L'unico mercato rimasto a Parella in piazza Campanella è quasi deserto
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