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Il caso
20 Settembre 2023 - 10:30
Non c’è solo la SiGiFer nel mirino della Procura di Ivrea: l’inchiesta sulla strage di Brandizzo sta andando oltre i rapporti fra l’azienda e i suoi dipendenti, tra cui i cinque operai morti nella notte fra il 30 e il 31 agosto. Ora s’indaga anche sulla catena di appalti e subappalti, che partono dal committente Rfi, passano dall’appaltatore Clf e arrivano fino all’ultimo anello, la stessa SiGiFer.
A chi toccava fissare gli standard di sicurezza a tutela dei lavoratori? E a chi spettava la formazione e il rispetto dei protocolli? E ancora: chi doveva controllare che gli operai non andassero sui binari prima di avere il via libera ufficiale? Sono tutte domande cui stanno provando a dare delle risposte la procuratrice Gabriella Viglione e le pm Valentina Bossi e Giulia Nicodemi.
Nel registro degli indagati per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario, per il momento, restano gli unici superstiti dell’incidente: il caposquadra della SiGiFer, Andrea Girardin Gibin, e il tecnico di Rfi, Antonio Massa (quello che nel video incriminato dice “se dico treno, vi spostatevi”). Poi si sono aggiunti quattro dirigenti e la stessa società come “persona giuridica”: il direttore generale Franco Sirianni, il direttore tecnico Cristian Geraci, la legale rappresentante Simona Sirianni e il socio Daniele Sirianni. Anche loro devono rispondere della morte di Kevin Laganà, Giuseppe Aversa, Christian Zanera, Giuseppe Sorvillo e Saverio Giuseppe Lombardo.
«I nostri assistiti respingono le accuse - è la difesa dei loro avvocati Pierpaolo Chiorazzo, Paolo Grasso e Alberto De Sanctis - Gli indagati sono convinti che verranno accertate le reali responsabilità di quanto accaduto nella sede naturale, il procedimento penale. SiGiFer non ha e non poteva avere il controllo del traffico ferroviario né sul rischio relativo, che compete al committente. Il 30 agosto non ci ha garantito l’interruzione della linea, che è la base elementare per permetterci di lavorare. E ora ci notifica la sospensione».
Rfi, infatti, ha sospeso Massa e punta a chiederne il licenziamento. Intanto ieri ha incontrato i sindacati e ha accolto la loro proposto di rivedere le norme di sicurezza: «Come da noi sollecitato la società ha ribadito l’impegno a rivedere il protocollo sulle lavorazioni in ferrovia - riporta Giuseppe Manta, segretario Generale FenealUil Piemonte, che ieri era a Roma per incontrare Rfi - . Chiediamo che vengano verificati i requisiti delle imprese subappaltatrici dal punto di vista della sicurezza, retributivo e contributivo. Come Fenealuil vogliamo che nel protocollo nazionale venga inserita una nuova procedura per i lavori sulle linee ferroviarie che metta al primo posto la sicurezza sul lavoro, preveda una verifica delle retribuzioni e contribuzioni delle ditte subappaltatrici e favorisca le imprese che non hanno avuto incidenti e infortuni».
Gli stessi sindacati si sono mossi dopo che Rfi ha revocato le commesse a SiGiFer, che ha dovuto chiedere la cassa integrazione per i 79 dipendenti. Domani ci sarà l'incontro decisivo con Clf (Costruzioni linee ferroviarie spa), che si è fatta avanti per "assorbire" i lavoratori almeno fino a fine anno attraverso l’amministratore delegato Enrico Peola: «In attesa di sviluppi giudiziari, sarebbe un segnale importante che va nella direzione giusta: è quello che noi chiedevamo» commenta Massimo Cogliandro, segretario regionale della Fillea-Cgil.
La firma potrebbero arrivare nei prossimi giorni e iniziare la prossima settimana, quando potrebbero tenersi anche i funerali delle vittime. Nel frattempo, però, le due aziende potrebbero essere coinvolte direttamente nell’inchiesta.
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