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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

«Venderemo case e ville con visori e Metaverso: Torino guardi al futuro»

Parla Andrea Chiusano, fondatore dell'omonima società immobiliare torinese che tratta gli immobili di pregio

«Venderemo case e ville con visori e Metaverso: Torino guardi al futuro»

Dalle ville storiche in collina ai piccoli appartamenti in periferia passando per i super attici in centro Torino. Gli immobili venduti da Andrea Chiusano, per quanto diversi tra loro, sono tutti contraddistinti da stile e personalità. Due qualità che caratterizzano la sua omonima società immobiliare nata a Torino nel 1989 che ha l’ambizione di fornire a chi deve vendere, acquistare o affittare un servizio d’eccellenza per immobili residenziali, commerciali, industriali e uffici.
Il brand Chiusano si è consolidato negli anni diventando un punto di riferimento immobiliare per Torino e ora guarda al futuro e alle nuove tecnologie.

I primi passi nel mercato immobiliare Andrea Chiusano li ha mossi insieme al cugino Giancarlo Martino e, successivamente, con l’ingresso del fratello Luca, l’agenzia si è ampliata e si è trasferita da corso San Maurizio a via Pastrengo. Con l’ingresso dei figli Matteo e Carola è stato dato un decisivo impulso allo sviluppo delle risorse umane, estendendosi fuori dal Piemonte con succursali anche a Sanremo e a Milano.

Andrea Chiusano con i figli Carola e e Matteo, il fratello Luca (a sinistra) e il cugino Giancarlo Martino



Andrea Chiusano, le pongo subito la domanda a cui tutti vorrebbero una risposta: comprare casa a Torino oggi come oggi è un buon investimento?

«Sì questo è il momento buono per comprare perché i prezzi degli immobili non hanno subito l’effetto dell’inflazione e qui a Torino sono accessibili e rappresentano un ottimo investimento».

E in futuro?

«E’ molto probabile che i prezzi salgano».

Le compravendite però oggi hanno subito una battuta d’arresto a causa dei tassi di interesse troppo alti, non è un segnale preoccupante?

«Le compravendite a Torino sono calate del 3,4% a causa dei mutui saliti di prezzo, ma molto meno rispetto ad altre città. Quindi non si può assolutamente parlare di crollo del mattone come ha scritto qualche giornale. Siamo arrivati a 638mila compravendite, vicini al record storico. Con l’aumento di stipendi si avrà più facilità ad accedere ai mutui che in futuro caleranno».

Su cosa punta maggiormente il mercato immobiliare a Torino?

«Sulle locazioni. In tanti acquistano case per metterle a reddito».

E a chi si affitta in particolare?

«Soprattutto agli studenti ma c’è anche chi torna dall’estero per venire a vivere qui».

Sembra molto sicuro che il mercato immobiliare resista alla crisi.

«Faccio questo mestiere da 40 anni e posso dire che il desiderio dei torinesi di avere una casa di proprietà, e in generale di tutti gli italiani, non è mai cambiato. La domanda di immobili è alta perché la gente preferisce investire sul mattone».

Qual è stato il periodo più complicato?

«Il 2011 quando eravamo a 380mila compravendite, circa la metà rispetto a quelle di oggi».

L’immobile più caro che avete venduto?

«Posso dire che ho venduto immobili dai 3 ai 10 milioni di euro e ville importanti in collina».

Villa Frescot degli Agnelli, che sta facendo molto parlare di sé per la scomparsa delle opere d’arte, è in vendita. Ve ne occupate voi?

«Per motivi di privacy non posso rivelare informazioni su clienti e immobili».

Come mai a Torino, in generale, le case costano meno rispetto ad altre città?

«A Monte Carlo si vende a 70mila euro al metro quadro, Milano vale il doppio di Torino. Il valore delle case va di pari passo con il valore delle città e della capacità di attrarre giovani e imprenditori».

Quindi a Torino non ci sono abbastanza investitori?

«A Torino è sparito il business senza la Fiat, ma ci sono comunque segnali incoraggianti, dalla rinascita di Mirafiori allo sviluppo dell’aerospazio. Purtroppo in pochi conoscono che cosa avviene a Torino perché qui si tende sempre a tenere il profilo basso. Ci sono dei problemi di comunicazione enormi e io credo che questo sia un grande limite, sia in termini turistici sia culturali. Questa città deve imparare a guardare maggiormente al futuro e ad evolversi».

E voi, come società immobiliare, come guardate al futuro?

«Siamo una delle poche agenzie immobiliari ad avere un’App dedicata in cui i clienti possono visionare in anteprima gli immobili, guardare le foto, le planimetrie ed effettuare i “virtual tour” direttamente sul cellulare. E’ già stata scaricata da 7mila persone. E poi c’è il metaverso...»

Il metaverso? Ce ne parla?

«Abbiamo già realizzato la nostra sede nel metaverso, uno spazio interattivo in cui è possibile fare riunioni negli ambienti virtuali che utilizziamo tutti i giorni. A tal proposito siamo stati contattati dal Politecnico di Milano che ci ha inserito fra i “case history”».

Quindi mi pare di capire che sia anche un sostenitore dell’intelligenza artificiale. Può essere utile per il vostro lavoro?

«Assolutamente sì, credo che sia il futuro. Con l’intelligenza artificiale sarà tutto più efficiente: si potranno ad esempio fissare appuntamenti senza passare dalla segreteria o utilizzare appositi visori per vedere l’immobile in tre dimensioni comodamente da casa propria. Credo che li adotteremo già a partire dal prossimo anno».

In futuro spariranno anche gli agenti immobiliari?

«No, la visita in loco sarà sempre indispensabile per la mediazione, un’arte che consiste nel riuscire a trovare il perfetto equilibrio tra la soddisfazione del proprietario e quella dell’acquirente».

Dal 1989 ne è passata di acqua sotto i ponti. Oggi fare l’agente immobiliare è più semplice o più difficile rispetto al passato?

«E’ più complicato perché oggi l’agente che dovrebbe occuparsi in particolar modo dell’aspetto commerciale, come avviene ad esempio in Francia, è invece anche coinvolto nelle problematiche relative le conformità edilizie e deve anche essere un registra tra i vari professionisti per poter arrivare all’atto finale. Inoltre le provvigioni sono molto calate da quando ho iniziato a svolgere questa professione».

Oltre alle case e la tecnologia, ha anche altre passioni?

«Sono un grande appassionato di musica. In particolare di jazz. Sono presidente dell’associazione Jazz Manouche Django Reinhardt e per sei anni ho organizzato il Festival Gypsy Jazz Manouche qui a Torino. Altre mie grandi passioni sono il calcio, il mare, la barca a vela e i libri».

Sogno nel cassetto?

«Trascorrere un anno intero in barca a vela».

Un augurio per Torino?

«Spero che questa città cominci a dare più valore a quello che ha e impari a comunicarlo».

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