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IL LUTTO

Addio al "signore dei libri", Torino piange Ernesto Ferrero

Si è spento a 85 anni lo scrittore e intellettuale che dal 1998 al 2016 è stato a fianco di Rolando Picchioni alla guida del Salone del Libro

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Addio al "signore dei libri". Si è spento a 85 anni Ernesto Ferrero, scrittore e intellettuale che dal 1998 al 2016 è stato a fianco di Ronaldo Picchioni alla guida del Salone del Libro di Torino. Figura poliedrica e instancabile nel campo dell'editoria, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo della cultura: dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, ha lavorato presso Einaudi dove ha iniziato nel 1963 come responsabile dell'ufficio stampa. Scalandone, nel corso degli anni, le gerarchie fino a diventare direttore letterario e successivamente - dal 1984 al 1989 - direttore editoriale. Negli anni successivi ha ricoperto ruoli importanti presso altre case editrici di rilievo come Bollati Boringhieri, Garzanti e Arnoldo Mondadori Editore, dimostrando una dedizione e una passione per il mondo del libro che sono state costanti nel corso degli anni.

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La sua attività nel campo della scrittura e della critica è altrettanto eclettica e apprezzata. Ernesto Ferrero ha abbracciato una vasta gamma di argomenti, dalla linguistica alla critica letteraria, dalla storia alla biografia. Nel 1972 ha pubblicato il libro "I gerghi della mala dal '400 a oggi" (Oscar Mondadori), che è stato successivamente ampliato nel "Dizionario storico dei gerghi italiani" (Arnoldo Mondadori Editore, 1991), un'opera che rappresenta una pietra miliare nello studio della linguistica italiana.

Come critico letterario, Ferrero ha dedicato il suo acuto sguardo e la sua profonda analisi a figure letterarie di spicco come Gadda, Calvino e Primo Levi. Ha anche curato importanti opere, come il "Dialogo tra Primo Levi e Tullio Regge" (Einaudi, 1984), dimostrando una capacità straordinaria nel far emergere l'essenza dei testi e degli autori che ha trattato. La sua vena creativa si è espressa anche attraverso la narrativa. Ha esordito nel 1980 con il romanzo "Cervo Bianco" (Mondadori), basato sulla storia vera di Edgar Laplante, un personaggio che incantò gli italiani nel 1924 impersonando un falso capo indiano. Questo lavoro è stato successivamente riedito e ribattezzato "L'anno dell'Indiano" (Einaudi, 2001), dimostrando la sua capacità di catturare storie affascinanti e poco conosciute.

Uno dei momenti culminanti della sua carriera è arrivato nel 2000, quando ha vinto il prestigioso Premio Strega con il romanzo "N.", un'opera che ricostruisce i trecento giorni dell'esilio elbano di Napoleone attraverso gli occhi del suo bibliotecario. Questo romanzo ha attraversato i confini nazionali, venendo tradotto in diverse lingue e ispirando persino un film, "N - Io e Napoleone" (2006) di Paolo Virzì. La curiosità e l'interesse di Ferrero per la storia e la cultura lo hanno spinto a esplorare altri generi letterari. Ha scritto un breve saggio sul metodo di Napoleone come organizzatore e "manager", intitolato "Lezioni napoleoniche" (Mondadori, 2002), un'opera che ha ricevuto riconoscimenti importanti come il Premio Isola d'Elba e il Premio Nazionale Rhegium Julii. Ha anche affrontato il teatro con il monologo "Elisa", incentrato sulla figura di Elisa Bonaparte, sorella dell'Imperatore, principessa di Lucca e granduchessa di Toscana (Sellerio Editore, 2002).

Il suo impegno nel campo della memoria e della testimonianza storica si è manifestato nel libro di memorie "I migliori anni della nostra vita" (Feltrinelli, 2005), in cui ha rievocato la vita quotidiana della casa editrice Einaudi dal 1963 al 1975. Questo libro ha ricevuto il Premio Comisso nella sezione Biografia, attestando la sua capacità di mescolare la storia personale con quella collettiva.

In uno dei suoi lavori più recenti, "Francesco e il Sultano" (Einaudi, 2019) ha esplorato la figura di San Francesco d'Assisi nel suo viaggio a Damietta per convertire il Sultano d'Egitto, un'opera che ha ricevuto il Premio per la Cultura Mediterranea - Fondazione Carical a Cosenza nel 2020, confermando la sua rilevanza nel panorama culturale contemporaneo. Nel 2012 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, gli ha conferito l’onorificenza di commendatore all’Ordine del merito della Repubblica italiana. Nel settembre 2018 la giuria del Premio Giuseppe Dessì, presieduta da Anna Dolfi dell’Università di Firenze, gli ha conferito il Premio Speciale alla carriera con una motivazione in cui si legge tra l’altro: “Riconoscendogli all’unanimità il suo Premio Speciale, la Giuria del Dessì 2018  ha voluto sottolineare il valore dall’intelligenza, della competenza, della creatività, della calvinista ‘leggerezza’ che ha guidato la sua vita, e testimoniare la più grande considerazione non solo per quanto ha fatto, ma anche per l’eleganza e l’acutezza, l’ironia e l’urbana gentilezza che hanno sempre contraddistinto il suo tratto e la sua scrittura, sì da farne un modello di civiltà e di  cultura che ci piace additare ad esempio”.

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