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L'ALLARME
14 Novembre 2023 - 17:43
Sfide estreme, al limite della sopravvivenza, per dimostrare coraggio sui "social" o impressionare gli amici arrivando ad un passo dalla morte se non oltre. Sono le "challenge" in cui adolescenti e, sempre più spesso, bambini rimangono coinvolti con esiti a volte tragici, come nel caso di Novi Ligure. Il concetto di sfidare se stessi o gli altri è presente da tempo, ancor prima della diffusione delle tecnologie digitali, soprattutto durante l'adolescenza. L'avvento dei "social media" ha modificato, però, le dinamiche di queste sfide allargandole ad un pubblico potenzialmente enorme a cui i partecipanti si rivolgono in cerca di visibilità e accettazione attraverso "like" e commenti. Inoltre, le sfide online sono spesso documentate e condivise attraverso video, alcuni dei quali possono contenere materiale violento. Questi contenuti virali possono facilmente influenzare altri a emularli, creando una pressione tra pari significativa. Essenziale, allo stesso tempo, riconoscere che non tutte le sfide sono problematiche: alcune, infatti, hanno scopi benefici o creativi.
Ma quali sono le sfide più folli e che possono comportare seri rischi?
Negli ultimi anni hanno letteralmente spopolato le cosiddette "BlackOut Challenge" e "Hanging Challenge" che consistono nel legare una cintura attorno al collo e tentare di resistere il più a lungo possibile fino al soffocamento. Sebbene sia complesso rintracciare prove concrete della presenza di queste sfide su TikTok o Instagram, il fenomeno è noto da tempo, come aveva dimostrato il caso della "Blue Whale". Queste sfide possono influenzare giovani impressionabili, inducendoli a compiere azioni pericolose, fino al punto di mettere in pericolo la propria vita. Come nella "Planking Challenge" che consiste nello sdraiarsi sull’asfalto mentre sfrecciano le automobili e vince chi non viene travolto, per cui ogni anno sono migliaia le vittime e tantissimi i giovani inconscienti che sono rimasti gravemente disabili dopo un incidente. E ancora, la "Coronavirus Challenge" nata in piena pandemia la cui sfida consiste nel leccare con la lingua superfici poco pulite come, ad esempio, bangni pubblici, corrimano, ascensori e mezzi di trasporto che, oltre al Covid, possono portare anche brutte infezioni che a polmoni e fegato.
La "Balconing Challenge", invece, consiste nel gettarsi giù da un balcone per fare un tuffo in piscina: una scena frequente in film e serie televisive, in particolare, americane che in Italia, però, porta a fratture più o meno importanti se non direttamente alla morte per l’impatto col suolo. Tra le più folli c'è la "Knockout Challenge" in cui ai giovani sfidanti viene richiesto di fare uso di violenza fisica contro degli sconosciuti che si incontrano per strada e vengono presi a pugni in volto senza una qualsiasi ragione, finendo anche per far cadere a terra l'ignara vittima: non sono mancati casi, infatti, in cui queste siano finite in ospedale, se non in coma, con occhi pesti, nasi e mascelle rotte. Si chiama "Skullbreaker Challenge" la sfida in cui sui "social" due persone provocano, con uno sgambetto o ostacolando fisicamente la vittima, una caduta all’indietro che rischia di fargli sbattere la testa al suolo. Ultima tre le più deliranti è la "Benadryl Challenge", forse la più letale, perché consiste nenell’ingerire quante più possibili pillole del potente farmaco antistaminico.
Esiste, poi, un lato ancora più oscuro di questa follia. La suggestione di partecipare a delle sfide estreme, infatti, può provenire in alcuni casi da adulti o gruppi di adulti che reclutano le proprie vittime tramite i "social": adescamenti che possono portare le vittime a progredire nella prova attraverso tappe sempre più rischiose. Allo stesso tempo, però, molti giovani possono organizzare queste sfide all'interno di gruppi di messaggistica, mantenendo gli adulti lettaralmente all'oscuro di ciò che combinano su Internet. A preoccupare di più è l'effetto dell'emulazione, per cui è frequente che i giovani si incoraggino reciprocamente a compiere azioni sempre più pericolose.
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