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Numeri da paura
21 Novembre 2023 - 08:34
Giulia Cecchettin in una foto pubblicata dalla cantante Fiorella Mannoia su Instagram
La Questura li definisce “reati spia” perché fanno emergere la violenza sulle donne: maltrattamenti in famiglia, stalking, violenze sessuali. In provincia di Torino, da gennaio a ottobre 2023, ne sono stati commessi 1.588. In media, sono più di 5 al giorno ai danni di ragazze e donne torinesi. Reati gravi che possono anticipare altri ancora peggiori, come successo alla 22enne Giulia Cecchettin. E a più di cento altre donne nel 2023, come Annalisa D’Auria, la 32enne di Rivoli uccisa dal compagno soltanto tre settimane fa.
Per fermare questa strage, le istituzioni stanno lavorando su prevenzione, repressione e sensibilizzazione: intanto, ieri sera, la Questura e il grattacielo della Regione si sono illuminate di arancione, colore simbolo dell’uguaglianza di genere. E il questore Vincenzo Ciarambino ha presentato gli ultimi dati sul fenomeno della violenza sulle donne nel Torinese.
Va meglio del 2022
I 1.588 reati spia del 2023 sono tanti, troppi: «Il dato positivo é che sono il 9% in meno del 2022, quando sono stati 1.748» sottolinea Ciarambino. La nota dolente è che sono cresciuti del 10% rispetto al 2019, ultimo anno pre pandemia: erano 1.436.
Il questore sottolinea anche i 133 “ammonimenti”, misura di prevenzione per chi commette stalking e violenze domestiche. Sono 131, invece, gli arresti di quest’anno (di cui 56 stranieri, poco meno della metà): a colpire è il numero di arrestati per violenza sessuale fino a ottobre, raddoppiati dai 9 del 2022 ai 19 del 2013.
Centro antiviolenza
A proposito di numeri: il Centro antiviolenza del Comune di Torino ha ricevuto 758 “contatti telefonici”, più di due al giorno in media e 202 donne prese in carico dopo aver subito maltrattamenti solo nel 2022 (in tutto i Centri sono 12 in Piemonte). All’ombra della Mole Antonelliana, scorrendo i dati più recenti, si è passati da 183 casi di violenza o maltrattamenti e 273 richieste di informazioni del 2020, a fronte di oltre 10mila richieste d’intervento in tutto il Piemonte, ai numeri attuali, cresciuti rispettivamente del 40% e del 50%.
«Serve prevenzione»
Il questore sottolinea l’importanza della prevenzione, come la campagna “Questo non è amore”. E gli fanno anche gli assessori Gabriella Nardelli (Comune) e Chiara Caucino (Regione): «Abbiamo ampliato le opzioni con cui le donne possono denunciare a fronte delle avvisaglie - riflette Nardelli - Ce n’erano anche nel caso di Giulia, che colpisce perché successo in una situazione di normalità. Una in cui potrebbe trovarsi chiunque di noi come mamma o fidanzata». Aggiunge Caucino: «Mio figlio ha 13 anni e Giulia avrebbe potuto essere mia figlia. Mi ha colpito che il papà abbia definito l’assassino un “ragazzo modello”: è evidente che a casa non si apriva. E’ quello che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi. A mio figlio io chiedo sempre se è felice: bisogna lavorare sulle famiglie e far sì che i maschi frenino rabbia e possesso». Anche perché può capitare a chiunque: «Io ho rischiato - ricorda l’assessore - All’università un gruppo di ragazzi voleva attirarmi in macchina con loro. Li ho inceneriti e sono corsa in casa».
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