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PAURA IN COLLINA
29 Novembre 2023 - 05:30
E' il 1979: Marco Gatta sorride con la sorella dopo essere stato liberato dai sequestratori
Dall’incubo del rapimento negli anni ‘70, a quello di ritrovarsi dei ladri incappucciati nel giardino di casa.
Brutta avventura, per fortuna a lieto fine, per l’imprenditore Marco Gatta, 66 anni, nipote di Vincenzo Lancia, fondatore della casa automobilistica torinese che domenica ha dovuto esplodere tre colpi di pistola per mettere in fuga i malviventi che avevano preso di mira la sua villa sulla collina di Moncalieri, in provincia di Torino. E’ successo poco prima delle 19, quando l’imprenditore ha sorpreso tre banditi a volto coperto nel giardino. Avevano già scavalcato la recinzione e sulle loro intenzioni non c’erano dubbi. A quel punto, il 66enne ha impugnato la propria Glock - un’arma regolarmente denunciata e detenuta - e per spaventare i malviventi ha sparato tre colpi di pistola in aria. Per fortuna, il “messaggio” è stato chiaro ed è arrivato a destinazione: i banditi, vistosi scoperti, hanno fatto un rapido dietrofront e si sono dileguati senza tentare di avanzare ulteriormente.
La villa presa di mira dai banditi domenica scorsa
Ovviamente Gatta ha subito chiamato il 112 e sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Moncalieri per i rilievi del caso che hanno confermato come l’imprenditore abbia sparato in aria, senza colpire nessuno, dato che non sono stati trovati fori e tantomeno tracce di sangue. Le indagini ora proseguiranno per cercare di risalire all’identità della banda, basandosi soprattutto sull’analisi delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza della zona, nella collina di Moncalieri, sperando che abbiano ripreso i tre banditi e i mezzi che hanno utilizzato per raggiungere la villa. Difficile capire, con così pochi elementi disposizione, se i tre sapessero chi era il proprietario della villa: il fatto che abbiano tentato di entrare in un momento in cui era in casa, però, farebbe pensare più a un colpo improvvisato, senza aver tenuto sotto controllo l’imprenditore per poter colpire in un momento più propizio. In zona, dove hanno casa imprenditori e grandi industriali e tra Bmw e Ferrari è un via vai di supercar, la paura di subíre colpi c'è eccome. «Per questo abbiamo la vigilanza che passa giorno e notte», confermano i vicini di casa, che però dei tre colpi di pistola sparati nel giardino erano ignari.
Non è la prima volta che Gatta finisce, suo malgrado, al centro delle cronache. Molto peggio gli era andata il 19 gennaio del 1979, quando un commando tese un agguato a lui e a un amico vicino al Polo Club di Vinovo: un finto incidente d’auto per farli scendere dalla vettura e rapirli. L’amico venne liberato dopo poche ore, mentre Gatta rimase nelle mani dei sequestratori per 88 lunghi giorni. I rapitori l’avevano preso di mira per il motivo più semplice: soldi. La madre di Gatta è infatti Anna Maria Lancia, figlia del fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome. Seguirono settimane di febbrili trattative tra la famiglia e i sequestratori, che chiedevano 5 miliardi di lire, condotte tramite l’insolito utilizzo dei giornali dell’epoca fino al 17 aprile, quando Gatta venne rilasciato - dopo 88 giorni di prigionia - nelle campagne di Chieri, dopo il pagamento di un riscatto di 750 milioni di lire. Quattro dei suoi sequestratori vennero in seguito arrestati e condannati a pene dai 18 ai 25 anni.
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