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Il processo
17 Dicembre 2023 - 08:00
Foto di repertorio
La giustizia è una bilancia ma può diventare anche una clessidra. In cui il tempo scorre inesorabile come la sabbia. E, quando finisce, diventa troppo tardi per ottenere la giustizia sperata. Come successo a due sorelle che, una volta diventate adulte, hanno saputo che il loro zio era stato arrestato per violenza sessuale ai danni di una bambina che abitava vicino a casa sua. E lo hanno denunciato per quello che anche loro avevano subito tanti anni prima. Troppi, visto che la prescrizione ha salvato il pedofilo da una condanna che probabilmente lo avrebbe portato a finire i suoi giorni in carcere. Invece se l’è cavata “solo” con una condanna a 7 anni e 10 mesi in primo grado, ridotta di altri 2 mesi nella sentenza d’appello dell’altro giorno. Perché, nel frattempo, altri fatti contestati sono andati prescritti.
Il protagonista di questa storia terribile è un 66enne residente nella periferia torinese. Uno di quelli che vengono definiti “insospettabili”. Nel 2018, invece, è finito in carcere per aver abusato di una bimba di 6 anni. Dopo le manette e la confessione, l’uomo ha ottenuto una condanna “ridotta” a 4 anni. Già scontata, con tanto di risarcimento alla piccola vittima.
Tutto finito? Macché. Quei fatti hanno fatto riemergere dei ricordi nelle sue nipotine. Una, dopo aver letto dell’arresto dello zio, ha scritto al pubblico ministero Alessandro Aghemo: «Sono sicura che noi tre non siamo state le sue uniche vittime. Prima non sapevo come fermarlo, ora voglio testimoniare per impedirgli di fare del male ad altre bambine».
Così è emerso l’incubo vissuto dalle due bambine diventate donne, che prima non avevano mai avuto il coraggio di raccontare. Non solo: questa seconda indagine, coordinata dalla pm Barbara Badellino, ha fatto emergere ben 1.340 messaggi e cento chiamate a un’altra ragazzina, che a sua volta ha raccontato di essere stata violentata. Così le vittime sono salite a quattro, confermando quello che temevano le nipoti. Purtroppo buona parte di quanto hanno subito quelle bimbe è stato cancellato dalla prescrizione, visto che hanno denunciato lo zio quando ormai era troppo tardi. Così il 66enne se l’è cavata con una condanna più mite, anche se l’appello ha confermato le sue responsabilità e stabilito una pena di 7 anni e 8 mesi.
Commenta l’avvocato Carlo Alberto La Neve, che assiste l’imputato: «Ci aspettavamo un’ulteriore riduzione della pena, anche perché alcuni fatti contestati erano molto vaghi e pensavamo che altri fossero già prescritti. Il mio cliente nega di aver fatto qualcosa alle nipoti mentre ha ammesso il resto. Infatti ha risarcito e si sta curando».
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