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Boom di casi di influenza

"Il bimbo è malato? Mi mandi un Sms". Ecco cosa succede a cercare un pediatra durante le feste

Lo sfogo di una nonna e la difficile situazione in città: i medici sono soltanto 62

Feste senza pediatra per i bimbi ammalati. A Torino sono solo 62

Una sessantina di chiamate al giorno. Spesso ansiose, talvolta disperate con genitori e nonni nel panico di fronte ad un termometro che non smette di salire. Quante ne riceve un pediatra a Torino nella settimana a cavallo tra Natale e Capodanno che, con nidi, asili e scuole chiuse, trasforma le abitazioni di migliaia di famiglie in veri e propri focolai di infezioni respiratorie e intestinali. Peccato, però, che siano appena 62 i medici dei bimbi che operano sul territorio dell’Asl Città di Torino a fronte di 99.362 minori tra 0 e 14 anni e un numero di pazienti fissato, al massimo ed escludendo particolari deroghe, non oltre 800 assistiti.

Niente dottore
I conti, dunque, sono presto fatti se si considera l’intera fascia d’età coperta dalla pediatria, senza dimenticare però che a partire dai sei anni è possibile rivolgersi anche al medico di medicina generale. Insomma, all’ombra della Mole Antonelliana - specie di questi tempi - almeno un bimbo su due rischia di restare senza assistenza domiciliare. «Non possiamo venire a casa di tutti, lo capisce?» ci risponde piccata la segretaria di un ambulatorio del centro. «Suo figlio ha la febbre? Ce l’hanno in tanti, sa?». Stesso risultato tentando con altri quattro numeri di telefono tra Mirafiori e Falchera. «Per richiedere un appuntamento inviare un Sms al numero….» informa una segreteria telefonica a Madonna di Campagna mentre almeno altri tre medici ci confermano di non poter visitare a domicilio.


L’odissea di Rebecca
Ed è proprio questa la risposta che ha mandato su tutte le furie nonna Lorenza che vedendo salire oltre 38 gradi la temperatura della nipotina Rebecca ha cominciato a «martellare» di chiamate il pediatra. «Niente da fare: mi hanno risposto che non hanno alcun obbligo di visitare a casa e che ce ne saremmo dovuti fare una ragione, intanto la piccola stava sempre peggio: una bimba di meno di un anno con la febbre alta, che continuava a salire, oltre ad una brutta diarrea. Ditemi se è normale sentirsi dire: “La infagotti bene e ce la porti in studio se vuole proprio che venga visitata».

Una domanda che ha lasciato letteralmente basiti nonni e genitori, benché in passato avessero tentato di contattare in alternativa la guardia medica. «Questa volta abbiamo deciso di provare a rivolgerci ad un medico pediatra privato che, dobbiamo ammettere, si è rivelato una persona e un professionista estremamente corretto». Già, perché nel frattempo grazie ad antipiretici e antinfiammatori le condizioni della piccola Rebecca sono migliorate. «Sì, dopo qualche giorno la febbre era scesa ed eravamo meno preoccupati, così il pediatra privato che avevamo contatto ci ha dato il proprio consulto rassicurandoci sul fatto di non dover ricorrere a particolari visite più approfondite dal momento che il quadro generale era già in miglioramento». Altrimenti, avrebbe potuto anche approfittare della situazione e mostrare fino un eccessivo zelo a fronte di un onorario di almeno 100 euro. «Ha preferito dirci che, pur rinunciando al compenso, una ulteriore visita domiciliare a pagamento - viste le condizioni della piccola - sarebbe stata una spesa praticamente inutile. Un gesto che abbiamo molto apprezzato dopo esserci sentiti rispondere “picche” dal sistema sanitario pubblico».

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