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La denuncia

Tremila chiamate perse e sei ore di attesa: guardia medica nel caos

A denunciare la situazione è la stessa Federazione dei medici di medicina generale

Tremila chiamate perse e sei ore di attesa: guardia medica nel caos

Foto di repertorio

Sei ore e mezza di attesa per parlare un medico, metà delle chiamate perse e pazienti "costretti" ad andare in pronto soccorso nella speranza di essere curati: è il quadro allarmante della guardia medica a Torino, i cosiddetti "medici di continuità assistenziale" che dovrebbero fare da filtro ed evitare l'intasamento degli ospedali. Invece le festività hanno mandato in crisi il sistema, come denunciato dalla stessa Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale: «Dopo le numerose criticità di questi giorni di festa, riteniamo doveroso informare la popolazione sul contesto in cui ci troviamo ad operare da tre anni» esordisce la nota firmata dalle dottoresse Stefania La Fauci ed Erika Schembri di Fimmg.

«I disservizi nei giorni dell'Immacolata e l’organizzazione precaria della Centrale operativa 116117, primo filtro tra i medici del servizio e l’utente, ci aveva spinto a segnalare i problemi ad Azienda Zero. Volevamo evitare nuove difficoltà nel ponte natalizio. Ma la richiesta di un tavolo tecnico urgente è stata rinviata a gennaio». Risultato? «Il giorno di Natale i medici hanno gestito circa 2.700 utenti, tra consulenze e visite domiciliari, in Torino e provincia. Nelle mattine dal 23 al 26 dicembre, per diverse ore, molti utenti non sono riusciti a contattare telefonicamente gli operatori della Centrale: la voce
registrata avvisava che tutte le linee erano occupate e di riprovare più tardi. Ma i medici erano liberi e pronti a prestare la propria opera». Il problema è che la Centrale poteva contare «solamente su otto operatori al mattino e quattordici al pomeriggio per una popolazione di quasi 2 milioni e mezzo di abitanti. Il 26 dicembre sono arrivate 5.800
chiamate, di cui solo 2.900 sono state gestite e quindi messe in comunicazione diretta con un medico. Le altre sono state perse o dissuase dal sistema per il troppo afflusso».
Secondo quanto riferiscono le due dottoresse, le ore di attesa per essere messi in contatto con un medico sono arrivate ben oltre le sei ore e mezza. E, quando finalmente i medici riuscivano a parlare con i pazienti, loro erano già al pronto soccorso: «Andando ad oberare ancor di più gli accessi ospedalieri». 

Da qui l'appello della Federazione: Il Servizio di continuità assistenziale è in una situazione di emergenza, che si acuisce ad ogni festività, con ricadute sia sulle condizioni lavorative dei medici sia sulla salute dei cittadini. I quali continuano a subire disagi e interruzioni di un servizio assistenziale la cui responsabilità, ricordiamo, rimane ufficialmente a capo di ogni azienda sanitaria locale: ora speriamo siano ricettive per un tavolo tecnico che risolva tutti i problemi».

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