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L'inchiesta
03 Gennaio 2024 - 08:20
Foto di repertorio
I vigili sono arrivati all’improvviso, una sera prima di Natale. Hanno spalancato le porte di due dei più famosi night club di Torino, il Samara’s di via Camerana e il Miami di via Burzio. Poi hanno prelevato una ventina di ragazze e le hanno portate al comando di via Bologna: il dubbio degli inquirenti è che i due celebri locali abbiano violato la legge Merlin del 1958, quella che ha dato il via ufficiale alla lotta contro la prostituzione in Italia. Cioè abbiano «indotto, agevolato, favorito e sfruttato la prostituzione» delle donne che lavoravano come ballerine all’interno del locale notturno. Tradotto, nei due night le ragazze offrirebbero incontri sessuali a pagamento ai clienti e una parte del guadagno andrebbe ai gestori.
Per il momento né il Samara’s né il Miami sono stati chiusi, anzi continuano a offrire «spettacoli mozzafiato e conturbanti», come scrive il night di via Camerana sulle sue pagine social. E aggiunge: «Prova il nostro tocco...sarà un brivido di piacere».
Le accuse del reparto di Prossimità della Polizia locale, infatti, devono ancora essere provate: gli accertamenti, coordinati dal pubblico ministero Paolo Scafi, sono in corso per dimostrare se gli «spettacoli mozzafiato» comprendano anche prestazioni sessuali a pagamento.
Il punto di partenza dell’indagine sono le dichiarazioni della ventina di ragazze che sono state ascoltate dalla polizia locale dopo il blitz, avvenuto la notte fra il 21 e il 22 dicembre. Tutte giovanissime e di diverse nazionalità: marocchine, ucraine, romene, anche italiane. Che avrebbero negato di essere costrette a prostituirsi: «Siamo ragazze di sala» si sarebbero descritte. Definizione che farebbe pensare più a delle cameriere che a spogliarelliste, ballerine e cubiste. Oppure, secondo gli inquirenti, prostitute per i clienti più intraprendenti e disposti a spendere centinaia di euro.
Proprio quello che è già stato accertato per il Crazy Love di via Galliari, già chiuso e riaperto dopo che i due indagati hanno patteggiato. Ufficialmente le loro ragazze facevano spogliarelli e lap dance. Spesso, però, andavano oltre e concedevano prestazioni sessuali a pagamento nei privè del night club. Dov’erano pure filmate, così i padroni del locale sapevano esattamente quanto prendevano di mancia dai clienti. E potevano prendersi la metà, che si aggiungeva ai 50 euro sui 100 della “prestazione privata” (per venti minuti).
Lo scorso aprile il reparto di Prossimità della polizia locale aveva chiuso il Crazy Love e aveva eseguito le misure cautelari in carcere per il gestore di fatto del night, un 48enne, e per la sua più stretta collaboratrice, una donna di 30 anni. Che sono usciti dal carcere ma hanno patteggiato al termine dell’udienza preliminare davanti al giudice Stefano Sala: pena (sospesa) di 3 anni per lui e di 2 anni per lei, entrambi assistiti dall’avvocato Gianluca Orlando. Il locale è stato dissequestrato ma sono stati confiscati i 30mila euro in contanti che qualcuno aveva nascosto in un controsoffitto. I due hanno risarcito alcune delle 15 vittime e versato una somma a un’associazione che combatte lo sfruttamento sessuale delle donne.
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