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L'INTERVISTA

«Un grande campus e classi “atelier”, così miglioro la didattica del Poli»

Parla il prof Stefano Corgnati, super favorito al rettorato del Politecnico di Torino: «Più studenti? No, più qualità»

«Un grande campus e “atelier” didattici per Torino»

Stefano Corgnati, professore ordinario del dipartimento di Energia, è il super favorito alla nomina di nuovo rettore del Politecnico di Torino dopo l’ottimo risultato al primo turno: ha ricevuto ben 548 voti, contro i 194 del professor Juan Carlos De Martin e i 185 del professor Paolo Fino che ha deciso di abbandonare la sfida.

Prof Cognati, si aspettava un risultato così?
«Sinceramente no, è stato un risultato superiore al migliore scenario che avevo immaginato».

A breve ci sarà il secondo turno, se vincerà quale linee guida metterà in campo?
«La parola d’ordine del mio programma è “diversità”, all’interno del Politecnico ci sono vocazioni molto diverse, dall’Architettura alla Meccanica, che vanno sviluppate in modo più equilibrato in nome di un progetto unico di ateneo».

Un ateneo che ha bisogno di più spazi...
«Sì, mi sono posto l’obiettivo del numero quaranta, ossia 40 studenti per ogni docente. Per raggiungerlo è necessario ampliare gli spazi e diventare un grande campus internazionale basato sulla didattica esperienziale, pensare ai corsi come a degli “atelier” in cui gli studenti possano partecipare attivamente alle lezioni».

Quali saranno i “contenitori” e come immagina di strutturare la didattica e la ricerca?
«Nei primi 100 giorni voglio iniziare il percorso di progettazione della nuova “Manica della Didattica”, uno spazio di 15mila metri quadri per le lezioni che si svilupperà in corso Castelfidardo, mentre nel padiglione in cantiere a Torino Esposizioni si concentrerà la didattica di Pianificazione e Design. I nuovi lotti del Manufacturing Technology Center a Mirafiori e nella Cittadella dell’Aerospazio in corso Marche verranno invece dedicati alla ricerca. Un’altra aerea strategica è quella dell’Environment Park in cui portiamo la ricerca sulle tecnologie verdi in un asse che si completa con l’Energy Center».

Torino è sempre più una città universitaria, ha intenzione di attrarre più studenti?
«No. Il mio obbiettivo è quello di migliorare la qualità della didattica».

Nel suo programma punta molto anche sul ruolo politico del Politecnico. Ce ne parla?
«E’ fondamentale tornare a essere protagonisti sui tavoli di Roma e Bruxelles, a tal proposito creeremo un apposito hub: nella mia visione la scienza tecnologica diventa un elemento che consente alla politica di interpretare i mutamenti della società».

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