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LA MAXI INCHIESTA
16 Febbraio 2024 - 07:00
Ci sarebbero governanti e autisti di Marella Caracciolo assunti per Stellantis e Fca, in modo da nascondere il fatto che la vedova dell’Avvocato vivesse stabilmente a Villa Frescot, sulla collina di Torino. Ma anche dichiarazioni dei redditi da cui emergono che John, Lapo e Ginevra Elkann abbiano proprietà all’estero, tutte frutto dell’eredità di Gianni Agnelli: si arricchisce di nuovi elementi l’inchiesta della Procura di Torino, che indaga sulla presunta frode fiscale all’interno della famiglia Agnelli-Elkann.
Come emerso la settimana scorsa, John Elkann è indagato per dichiarazione infedele dei redditi: con lui ci sono Gianluca Ferrero, commercialista e presidente della Juventus, e Urs von Groningen, notaio svizzero che ha redatto i testamenti di Donna Marella. E che la residenza ufficiale di Elkann è stata perquisita insieme agli uffici di notaio e commercialista, oltre alle sedi delle società fiduciarie della famiglia e della Dicembre, la “cassaforte” degli Agnelli (da cui dipende Exor e di conseguenza Stellantis).
La chiamano così anche i pm nel decreto di perquisizione, che parla di «condotte volte a creare l’apparenza di una residenza in Svizzera in realtà fittizia» di Marella Caracciolo, deceduta il 23 febbraio 2019 a 92 anni. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era “controllare” la successione tagliando fuori Margherita dall’eredità. E intanto evadere il fisco: d’altronde non risultano nelle dichiarazioni dei redditi i circa 8 milioni di vitalizio che la figlia versava alla madre in virtù dell’accordo del 2004, regolarmente accreditati nel 2018 in un conto bancario a Vaduz (capitale del Liechtenstein) intestato a una società off-shore con sede nelle Isole Vergini Britanniche. L’Irpef evasa, secondo le stime dei pm, è di circa 3,5 milioni.
Per nascondere la “torinesità” di Donna Marella, «su suggerimento del commercialista Gianluca Ferrero, John Elkann avrebbe fatto figurare come assunte alla Fca Security e a Stellantis Europa delle persone che in realtà prestavano servizio per Marella e avrebbe firmato contratti di affitto per immobili di cui la nonna deteneva l’usufrutto».
Questo punto è solo l’inizio dell’inchiesta, che ha portato la Procura a interrogare collaboratori della famiglia e altre persone informate dei fatti. Come Carla Cantamessa, storica collaboratrice del presidente di Stellantis, che ieri è stata ascoltata a palazzo di giustizia per oltre due ore.
Nel frattempo gli uomini della Guardia di finanza hanno perquisito la residenza di John Elkann, oltre a dare la caccia a documenti intestati ai suoi fratelli Lapo e Ginevra (non indagati). In ballo c’è tutta l’eredità Agnelli e quindi il loro impero da 34 miliardi: d’altronde l’intera vicenda si basa su «anomalie evidenti». C’è la «natura ragionevolmente apocrifa delle firme riconducibili a Marella in alcuni documenti». C’è la verosimile esistenza di altri «beni produttivi di reddito derivanti dall’eredità del senatore Gianni Agnelli detenuti da società collocate in paradisi fiscali». E infine gli aggiornamenti «irregolari» nella Dicembre, arrivati a distanza di anni attraverso una declaratoria del 2021 contenente una «scrittura privata non autenticata del 2004» con cui Marella cedeva la nuda proprietà delle quote a John, Ginevra e Lapo Elkann.
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