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L'inchiesta
10 Febbraio 2024 - 07:30
La Procura di Torino ha trovato una leva: gli 8 milioni non dichiarati dalla moglie dell’Avvocato, Marella Caracciolo Agnelli. E ora la sta usando come strumento per aprire una serie di porte ben sigillate da decenni: obiettivo, capire se ci siano state altre evasioni fiscali alla base dell’impero che ora è saldamente nelle mani di John Elkann. Che, infatti, è uno degli indagati insieme a Gianluca Ferrero, commercialista e presidente della Juventus, e a Urs von Groningen, notaio svizzero che ha redatto i testamenti di Donna Marella.
Al momento questo secondo capitolo, quello più clamoroso, è un’ipotesi tutta da dimostrare. I fatti sono quelli emersi ieri: dopo l’esposto di Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato, il pool del procuratore Marco Gianoglio, con i pm Marco Bendoni e Giulia Marchetti, ha scoperto una mancanza nelle ultime due dichiarazioni dei redditi della mamma, Donna Marella (scomparsa a febbraio 2019). Bonifici alla mano, hanno accertato che, nei documenti fiscali relativi agli anni ‘18 e ‘19, mancavano i 500mila euro che Margherita versava ogni mese alla madre. Era uno dei frutti dell’accordo transattivo del 2004. Quello che poi la stessa Margherita ha contestato quando, alla morte di Marella, l’eredità è finita solo a John, Lapo e Ginevra Elkann, con l’esclusione dei cinque figli avuti con Serge de Pahlen.
Quella causa, ancora in corso, si fonda sul fatto che lei non conoscesse il reale valore dell’impero quando ha rinunciato all’eredità (a fronte di 1,3 miliardi di euro di “buonuscita”). E, soprattutto, che quell’accordo successorio non sia valido: il diritto svizzero lo permette, quello italiano no. Quindi conta dov’era residente la signora Marella. Ed è proprio la matassa che devono sbrogliare i giudici.
Intanto i procuratori partono dal presupposto che la moglie dell’Avvocato, nei suoi ultimi anni di vita, fosse cittadina italiana perché viveva almeno 183 giorni l’anno in Italia. E stanno cercando conferme dai medici e dalle governanti che l’hanno assistita, ascoltati in queste ore come persone informati dei fatti. Per questo contestano il mancato pagamento dei 200mila euro di imposte sugli 8 milioni di rendita. Ma l’ipotesi successiva dei pm è che la cittadinanza svizzera sia stata il modo per non pagare anche altre tasse in Italia, forse attraverso redditi prodotti nei paradisi fiscali: è per questo che - partendo dalle dichiarazioni dei redditi “infedeli” - hanno chiesto alla Guardia di Finanza di perquisire gli uffici di Ferrero. Dove, tra l’altro, ha sede la Dicembre. Che non è altro che la cassaforte della famiglia Angelli-Elkann, una società semplice di cui John Elkann controlla il 60% (il resto è suddiviso equamente fra Lapo e Ginevra). Società cui fanno capo, con una serie di “sottoinsiemi”, la Exor e quindi Stellantis: un impero miliardario, la cui radice era un mistero per tutti.
Infatti i finanzieri dovevano cercare gli originali dell’accordo successorio e degli aggiornamenti nel “governo” della Dicembre, che nessuno aveva. E che ora inquirenti e investigatori stanno analizzando insieme ai documenti delle società fiduciarie, tra cui quelle che facevano a persone di fiducia della famiglia: come la Gabriel, la Simon o la Sogefi, che facevano capo a Franzo Grande Stevens. Un altro modo per provare a dipanare la matassa dell’impero Angelli-Elkann.
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