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Una guerra da 30 miliardi
04 Gennaio 2024 - 13:50
Colpo di scena nel caso dell'Eredità Agnelli, quello per cui Margherita, figlia dell'Avvocato, ha portato in tribunale i figli John, Lapo e Ginevra Elkann, assieme al notaio svizzero Urs von Grunigen. E per cui, a breve, bisognerà tornare davanti al giudice, a Torino, per stabilire il futuro di un lascito che potrebbe valere 30 miliardi di euro, assieme ai destini di Stellantis, Ferrari e Gedi, tra le altre cose.
Il ribaltone è arrivato con il verdetto, datato 6 dicembre ma comunicato ieri, della seconda sezione della Cassazione in ambito civile, presieduta da Rosa Maria Di Virgilio (relatrice Linalisa Cavallino), che ha annullato la sentenza dello scorso giugno favorevole a John Elkann e ha rinviato così nuovamente le carte al giudice di Torino. La questione è semplice: bisogna motivare meglio la decisione con cui la causa della figlia dell'Avvocato era stata sospesa.
Al centro di tutto c'era il controllo delle quote della società semplice Dicembre, che è la cassaforte di famiglia che a cascata governa Exor e il suo variegato impero. Alla morte dell'Avvocato Agnelli, le quote erano passate a Marella Agnelli e da questa al nipote John, prima come forma di donazione quando era ancora in vita, poi con l'eredità. Il fatto è che dopo la morte del padre, nel 2004 Margherita Agnelli aveva firmato, in Svizzera, degli accordi con cui rinunciava a buona parte dell'eredità - comprese le quote in Fiat, che all'epoca era a dir poco decotta, secondo quanto sosteneva lei stessa -, in cambio di oltre un miliardo e 300 milioni di euro.
Successivamente, Margherita ha sostenuto di essere stata ingannata dai fedelissimi dell'Avvocato, ossia l'avvocato Grande Stevens e Gabetti, che non le avrebbero rappresentato il valore completo del patrimonio paterno. Da qui l'inizio di una causa che contesta anche la linea successoria di Marella Caracciolo Agnelli, che aveva nominato eredi universali John, Lapo e Ginevra. In questo modo, John Elkann rimaneva azionista di maggioranza indiscusso di Dicembre e di conseguenza padrone di tutto.
Margherita, cui erano andati i beni immobili, compresa Villa Frescot ora in vendita, riteneva che avessero diritto a una parte di eredità anche i suoi figli nati dal secondo matrimonio con il conte Serge de Pahlen e, per questo, aveva contestato il testamento, redatto secondo il diritto svizzero ma a suo dire non valido, perché non era vero - diceva - che la madre fosse residente in territorio elvetico, bensì in Italia.
Poiché in Svizzera ci sono ben tre procedimenti analoghi, ma a parti invertite ossia i figli hanno citato la madre, il Tribunale di Torino si è dichiarato non competente, adducendo - spiega la Cassazione - possibili “interferenze” della causa italiana con le altre, sospendendo così il procedimento. La Cassazione ritiene che «Margherita Agnelli in de Pahlen poteva citare avanti il giudice italiano i convenuti fratelli Elkann, cittadini italiani, per proporre le sue domande relative alla successione del padre e della madre, cittadini italiani e le sue domande relative all’accordo transattivo sull’eredità del padre». Quindi, si ricomincerà da capo, entro tre mesi. E stavolta bisognerà arrivare a una sentenza.
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