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IL BILANCIO

Crisi e cambiamento climatico, agricoltura "sotto scacco". E il Piemonte perde 3mila aziende

Luci e ombre del comparto che, da solo, vale il 10% dell'economia piemontese: tra eccellenze e imprese sempre più giovani per vincere le sfide del futuro

Crisi e cambiamento climatico, agricoltura "sotto scacco". E il Piemonte perde 3mila aziende

Se la congiuntura economica internazionali a cavallo della pandemica di Covid e gli effetti del cambiamento climatico, specie sul fronte dell’irrigazione e delle riserve idriche, tengono ancora “sotto scacco” l’agricoltura in Piemonte - il comparto ha, infatti, perso 2.692 aziende tra 2018 e 2023, con un calo progressivo dell’1% all’anno - l’eccellenza delle produzioni, ma anche l’innovazione e un ricambio generazionale, che ha portato alla nascita di 6.656 imprese guidate da “Under 40”, rappresentano la speranza di una ripresa e un consolidamento dei risultati ottenuti dal settore, specie in termini di esportazioni. Nasce da questo quadro di sintesi l’allenza tra la Fondazione Agrion e la Regione Piemonte per salvare uno degli “asset” principali dell’economia locale. “Non vogliamo insegnare nulla, ma siamo a disposizione per costruire percorsi e rafforzare sinergie a livello territoriale per produrre risultati, piuttosto che mettere bandierine. “Bisogna costruire un motore nuovo per il futuro dell’impresa e dare una svolta, sottraendo le nostre eccellenze ai cambiamenti climatici. Perché siamo sotto scacco» ha spiegato il presidente di Agrion, Giacomo Ballari, introducendo il convegno Agricoltura Piemonte Futuro al Grattacielo della Regione.

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La situazione in Piemonte
Il connubio tra Piemonte e agricoltura continua a rappresentare un pilastro fondamentale per l’economia regionale, sostenendo un valore economico, sociale e lavorativo di rilievo. L’agroalimentare, infatti, emerge come uno dei settori trainanti dell’economia piemontese, contribuendo al 9,4% dell’import e al 14,9% dell’export agroalimentare nazionale. Questo posiziona il Piemonte al quarto posto tra le regioni italiane per la vivacità della sua produzione. Con il 36% del territorio destinato alla produzione agricola, pari a 923.428 ettari di Superficie Agricola Utilizzata (Sau), il Piemonte vanta una base solida per l’agricoltura. Tuttavia, questa è storicamente frammentata sia dal punto di vista aziendale, con una media di 21 ettari per azienda, sia dal punto di vista settoriale. Negli anni 2017-2020, il sostegno pubblico al settore agricolo piemontese ha raggiunto una media di 885 milioni di euro, di cui l’87% costituito da trasferimenti monetari di politica agraria. Nel complesso, il valore della produzione nel 2021 ha toccato circa 4,2 miliardi di euro, con un valore aggiunto regionale di 1,95 miliardi di euro, segnando una ripresa dopo l’annata negativa del 2020.

Esportazioni e eccellenze
Storicamente, il Piemonte ha rappresentato un importante importatore di prodotti agricoli, ma si distingue anche per le esportazioni di prodotti trasformati, in particolare vino e prodotti dell’industria dolciaria. L’Unione europea rimane il principale sbocco per le esportazioni agroalimentari piemontesi, seguita da paesi come gli Stati Uniti e quelli asiatici, tra cui Cina, Giappone e la penisola araba. Nonostante le incertezze legate alla crisi internazionale del 2022, l’export regionale ha registrato un aumento del 15% per i prodotti agroalimentari, dimostrando una resilienza significativa, anche se il settore rimane vulnerabile alle tensioni internazionali e alle possibili barriere daziarie. Un fattore chiave di successo per le produzioni agroalimentari piemontesi è rappresentato dalla presenza di numerose denominazioni di origine (DOP) e indicazioni geografiche protette (Igp), con 23 nel settore alimentare e 59 nel settore del vino. Inoltre, il territorio piemontese vanta 341 produzioni tipiche regolamentate come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat). Le produzioni biologiche stanno conoscendo una crescente adesione, con oltre 3.215 aziende piemontesi che operano in questo settore, anche se la superficie coltivata biologicamente rappresenta solo il 5,5% della superficie agricola regionale, in linea con altre regioni del Nord Italia. In definitiva, la diversificazione e la qualità delle produzioni agricole piemontesi continuano a rappresentare un asset di rilievo per l’economia regionale, garantendo un ruolo di primo piano nel panorama agricolo nazionale ed internazionale.

Aziende in calo
Nonostante l’agroalimentare piemontese mantenga un valore economico costante di anno in anno, il numero delle aziende agricole è in diminuzione da alcuni decenni, come osserva Giacomo Ballari, presidente della Fondazione Agrion. Dal 2018 al 2023, si è passati da 52.324 a 49.632 aziende, con una diminuzione media annua dell’1% circa, mentre il numero di addetti è rimasto stabile poco sopra le 70.000 unità. Questa diminuzione ha interessato principalmente le aziende meno strutturate, spesso caratterizzate da una minore professionalità e gestite da titolari di età più avanzata. Nel 2022, 6.656 aziende agricole, corrispondenti al 14% del totale, erano guidate da titolari con un’età inferiore ai 40 anni, un dato positivo che è cresciuto anche grazie alle politiche del PSR (Piano di Sviluppo Rurale) attuate a partire dal 2016. Il tema del ricambio generazionale emerge come una questione di primaria importanza per il futuro del settore agricolo, spesso ancora ancorato a una cultura più tradizionalista e diffidente nei confronti delle tecnologie moderne. In questo contesto, il coinvolgimento dei giovani nella gestione delle imprese risulta fondamentale per promuovere lo sviluppo del settore in termini di innovazione e investimenti nelle nuove tecnologie, una direzione che, seppur con alcune sfide, si sta rivelando gratificante.

Campi assetati e costi alle stelle
L’acqua emerge come la risorsa più carente e problematica negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici e della siccità. Secondo il 7° Censimento Generale dell’Agricoltura (2020), il 42% delle aziende agricole piemontesi fa ricorso all’irrigazione, con circa 360.000 ettari irrigati su oltre 430.000 potenzialmente irrigabili. Per quanto riguarda i fabbisogni irrigui delle colture piemontesi, si stima un consumo di circa 2,9 miliardi di metri cubi di acqua all’anno. L’alimentazione energetica delle aziende agricole piemontesi proviene principalmente da impianti fotovoltaici e solari, sebbene restino numerose le imprese con impianti a biomasse solide e impianti alimentati da effluenti zootecnici per la produzione di biogas. Con oltre 200 impianti per biogas agricolo, il Piemonte si posiziona tra le prime regioni italiane per la produzione di biogas, garantendo una produzione di circa 0,8 TWh.

Sguardo al futuro
Nel contesto dell’intersettorialità, emerge la notevole crescita delle aziende ricettive (alloggio e ristorazione), strettamente collegate al settore primario grazie alla diffusione dell’enogastronomia. Sebbene il biennio 2020-2021 abbia registrato una contrazione a causa della pandemia di Covid-19, il settore ha mostrato segni di ripresa nel 2022. Il turismo rurale, in particolare, evidenzia un aumento costante dei flussi turistici grazie alle circa 1300 aziende agricole che praticano l’agriturismo, offrendo un’alta valorizzazione della produzione aziendale in connessione con servizi turistici e la valorizzazione paesaggistica e culturale. In conclusione, il futuro dell’agricoltura piemontese si prospetta attraverso una visione intersettoriale, dove il coinvolgimento dei giovani, la gestione sostenibile delle risorse idriche ed energetiche e la diversificazione delle attività agricole contribuiranno a garantire una crescita equilibrata e resiliente del settore.

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