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IL CASO
19 Aprile 2024 - 19:00
Niente da fare, almeno per il momento, per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici. I sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto stipendi più alti di 280 euro al mese a fronte degli aumenti inflattivi. Ma Federmeccanica ha detto di no: «Nell’ipotesi di piattaforma emergono evidenti deviazioni rispetto alle regole confederali e del contratto collettivo di categoria, che confidiamo vengano rimosse con lo scioglimento della riserva». Con queste poche righe Federmeccanica e Assistal hanno fatto la prima mossa.
Ma i sindacati non ci stanno. Tanto meno quelli piemontesi, considerando l’importanza dell’industria per Torino e il Piemonte.
«Sono circa 100mila i lavoratori con contratto da metalmeccanico in Piemonte e la piattaforma da noi proposta è stata votata dal 98% dei lavoratori. Ora la controparte non può far finta di niente, bisogna discutere e trovare risposte attraverso la mediazione» dichiara il segretario generale Fiom Torino, Edi Lazzi. «Dobbiamo adeguare l’aumento salariale in base all’inflazione, e questo è il momento di iniziare la trattativa» commenta il segretario generale Fim Torino, Rocco Cutrì. «Federmeccanica dice sempre di no ma non siamo per niente preoccupati di questa risposta» sottolinea il segretario generale Uilm Torino, Luigi Paone. «Il comparto metalmeccanico - aggiunge - è di fondamentale importanza per il Piemonte e per Torino, parliamo di lavoratori di aziende importanti come Leonardo, Avio, Ska e Denso, solo per citarne alcune. E’ ora di sedersi al tavolo e mediare per il bene del Paese».

Insomma, il rinnovo appare particolarmente necessario anche per far fronte alla cassa integrazione galoppante dell’automotive. Riguarda l’indotto ma non il mondo Stellantis e Iveco in cui vige il contratto Ccnl.
I 280 euro richiesti dai metalmeccanici, secondo le imprese, andrebbero decisamente oltre l’Ipca-Nei (le previsioni Istat parlano di 2,9, 2 e 2% nel 2024, ‘25 e ‘26, traducibili in circa 140 euro). Dicono in Federmeccanica: «Tre saranno i nostri principi cardine in sede di confronto: il rispetto delle regole vigenti; la distribuzione della ricchezza dove viene prodotta e dopo che è stata prodotta; la convergenza tra sostenibilità e competitività». Con l’ultimo contratto i metalmeccanici metteranno in tasca circa 300 euro, di cui 130 si stima nella tranche di giugno.
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