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Il caso
07 Maggio 2024 - 05:20
A sinistra, dall'alto, Rocco e Pietro Costanzia di Costigliole. A destra, il marciapiede di via Panizza dopo l'agguato a Mirafiori
Pietro Costanzia di Costigliole è andato a fare compere in un negozio di coltelli. Era il 7 febbraio, lo stesso giorno in cui il Conte ha tentato di entrare in casa del ragazzo che aveva fatto le avances alla sua fidanzata. Non ci è riuscito e il 18 marzo, insieme al fratello Rocco, lo ha aggredito con un machete a Mirafiori, facendogli perdere la gamba sinistra. Tre fatti riuniti e collegati, almeno come ipotesi, dai giudici del Tribunale del Riesame.
E’ tutto scritto nell’atto con cui hanno respinto il ricorso di Rocco Costanzia, che chiedeva di essere liberato. Il 22enne, un anno più giovane del fratello, rimane in carcere perché c’è il pericolo di fuga e di reiterazione del reato, come dimostra la paura che vivono gli amici della vittima, Oreste. Per i due nobili l’accusa resta tentato omicidio: «E’ stato un colpo di impressionante forza lesiva che ha provocato l’amputazione e una crisi cardiaca che poteva uccidere» sottolineano i giudici. Che non credono al fatto che Rocco non sapesse dell’agguato e non avesse visto l’arma: «Ha dato un contributo determinante» e in seguito ha aiutato Pietro. Che aveva «pianificato» l’agguato a Oreste: lo dimostrano i messaggi precedenti fra le fidanzate e la chiamata del Conte a una coltelleria. Che poi ci è andato, forse a comprare il machete: «Coincidenza di una certa rilevanza» per i giudici.
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