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Il caso
24 Maggio 2024 - 05:00
Una banale caduta in bicicletta sull'isola di Favignana, con la frattura della caviglia sinistra. Poi la corsa in ospedale a Palermo, il trasferimento al Cto e la decisione di farsi operare alla rinomata clinica Fornaca di Torino: «Così mi mettono a posto per la stagione invernale» sorrideva la 25enne Janira Mellè, maestra di sci con l'irrefrenabile passione per la montagna. Ma quell'intervento chirurgico ha dato via all'incubo suo e della sua famiglia, di casa a La Thuile, in Valle d'Aosta: la ragazza, pochi giorni dopo, è morta a causa di una meningite. Contratta, stando a quanto emerso dalle indagini, in sala operatoria: «Voglio giustizia per mia figlia» considera la mamma Grazia De Rinaldi che, insieme a suo marito e al compagno di Janira, si è affidata all'avvocato Fabio Foglia Manzillo. Il procedimento penale per omicidio colposo è fermo, in attesa che il giudice decida sulla richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Giorgio Nicola (cui la famiglia si è opposta). In ambito civile, invece, è in corso la causa fra i Mellè e la clinica Fornaca: lunedì cominceranno gli accertamenti da parte di medici legali e infettivologi, che dovranno analizzare dati e perizie effettuate dopo la morte della 25enne.
L'incidente e la morte
«Un anno fa eravamo in vacanza in Sicilia - ricostruisce Didier Perrier, che presto avrebbe dovuto sposare la sua Janira - Siamo arrivati il 19 sull'isola di Favignana e, la sera del 20, lei è scivolata con la bici e si è rotta la caviglia». Portata in elicottero a Palermo, la coppia ha poi deciso per il trasferimento in Piemonte: «Era più comodo per tutti. Così siamo andati al Cto ma i tempi per l'operazione sarebbero stati lunghi. Abbiamo fatto una visita privata da un ortopedico e abbiamo prenotato l'intervento alla Fornaca».
L'operazione viene poi effettuata il 6 giugno, con anestesia spinale e una durata di 3 ore e mezza. Il giorno dopo Janira Mellè sarà poi dimessa: «Dopo mezz'ora di viaggio, ha iniziato a sentirsi male - prosegue il compagno - Pensavo avesse sofferto la macchina ma poi è peggiorata: aveva nausea, vomito e febbre». Interviene mamma Grazia e papà Ruggero: «Quando è arrivata a casa, stava malissimo: abbiamo chiamato l'ambulanza, poi l'abbiamo dovuto portare fuori in quattro». La 25enne è stata trasportata d'urgenza all'ospedale di Aosta, dov'è stata intubata e ricoverata in terapia intensiva. Spunta subito la diagnosi di meningite e i medici decidono per una craniotomia d'urgenza. Alle 15 dell'8 giugno, però, viene accertata la morte cerebrale. E alle 21 viene dichiarato il decesso della ragazza.
«Colpa dell'anestesia»
La Procura di Aosta apre un'indagine per omicidio colposo e dispone l'autopsia, affidata al medico legale Roberto Testi. Che conferma la meningite batterica e conclude così la sua relazione: «L'unico evento ragionevolmente correlabile è l'anestesia spinale eseguita alla Fornaca». Tesi confermata anche nella successiva analisi nei locali della clinica di corso Vittorio Emanuele II, effettuata dallo stesso Testi insieme alla microbiologa Valeria Ghisetti:«L'unica via possibile di ingresso per l'infezione sembra essere l'anestesia epidurale poiché non ci sono dati che possano fare ipotizzare un'origine intravascolare o batteriemica». Aggiunge l'avvocato Foglia Manzillo: «I consulenti affermano in termini di certezza che l'infezione che portato al decesso è stata contratta in occasione dell'intervento di sintesi della frattura della caviglia sinistra».
In ambito penale, intanto, il fascicolo viene trasferito a Torino per competenza. Nel registro degli indagati finiscono anestesista e infermiere presenti al momento dell'operazione. Ma il pubblico ministero Giorgio Nicola chiederà poi l'archiviazione per mancanza di responsabilità personale in capo ai sanitari: un atto cui si è opposta la famiglia, chiedendo almeno di proseguire le indagini e imputare una colpa al direttore sanitario della Fornaca. In attesa della decisione del giudice, intanto è partita la causa civile con cui la famiglia chiede un risarcimento economico alla clinica. Lunedì cominceranno le consulenze tecniche: «Non c'interessano i soldi, vogliamo giustizia perché abbiamo perso una figlia per un banale intervento alla caviglia - si sfogano mamma e papà fra le lacrime - Non l'hanno mica operata al cuore, eravamo tranquilli. Invece lei è morta e dalla clinica non ci hanno neanche fatto le condoglianze. Però la fattura è arrivata subito».
In questo anno la famiglia e gli amici hanno chiesto giustizia per Janira con eventi e fiaccolate. Poi hanno realizzato una struttura con un cuore, la sua foto e un diario per ricordarla sulle piste da sci che lei amava tanto (inaugurata lo scorso 28 gennaio, quando avrebbe compiuto 26 anni). La mamma della 25enne ha scritto anche una lettera a Gianfelice Rocca, presidente dell'Humanitas, gruppo cui fa capo la clinica Fornaca. Che ha risposto con parole di vicinanza e assicurando l'impegno per accertare l'accaduto: «Ma non è cambiato nulla - insiste ora Grazia De Rinaldi, che qualche giorno fa ha scritto una nuova lettera a Rocca - Ci siamo trovati di fronte a un muro, con legali e medici che si sono difesi avanzando ipotesi fantascientifiche come la meningite chimica. E' un'ipotesi ridicola: sembra che si voglia evitare o sminuire le responsabilità per la morte di mia figlia, invece di ammettere in modo etico e responsabile che c'è stato un errore e mia figlia ci ha rimesso con la vita».
Contattati in merito alla vicenda di Janira Mellè, al momento Humanitas e Fornaca scelgono di non rilasciare dichiarazioni in attesa che si definiscano i due procedimenti in tribunale.
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