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IL CASO

L'imam Bergia contro il sermone anti-Israele: "Jihad? Chi lo riferisce alla guerra è in malafede. Non si strumentalizzi l'università"

Il segretario della Comunità Religiosa Islamica Italiana commenta la preghiera dell'imam Baya a Palazzo Nuovo

L'imam Bergia contro il sermone anti-Israele: "Jihad? Chi lo riferisce alla guerra è in malafede. Non si strumentalizzi l'università"

"Le università sono un luogo di cultura, non vengano strumentalizzate per fare politica attraverso la religione". Così la pensa l'imam di Torino, Idris Abd al-Razzaq Bergia, segretario generale Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana), rispondendo alle nostre domande sulle polemiche scaturite in merito al sermone anti-Israele dell'Imam Brahim Baya, nei corridoi di Palazzo Nuovo, lo scorso venerdì.

L'imam Idris Abd al-Razzaq Bergia, segretario generale Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana)

La preghiera, in cui si invitava gli studenti a lottare contro lo stato ebraico, si sarebbe dovuta ripetere al Politecnico questo venerdì, ma è saltata a causa della diffida del questore. "Bisogna tenere separati la religione e la politica" sottolinea Bergia, commentando anche il termine "jihad", utilizzato durante il sermone di Baya, con il significato di: "sforzo per la liberazione dai sionisti".

"Jihad significa sforzo, sì, ma inteso come quello che deve fare il credente per superare le passioni dell'anima" spiega l'imam, e aggiunge: "Chi lo riferisce alla guerra è in malafede".

Il segretario Coreis non è d'accordo neppure sul boicottaggio di Israele, richiesto dagli studenti Pro-Palestina: "Le università sono un luogo di cultura, non ha senso boicottarle. La conoscenza è l'unica cosa che può salvarci, altrimenti è la barbarie".

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