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IL CASO
27 Maggio 2024 - 11:55
Gli studenti Pro-Palestina accampati a Palazzo Nuovo tentano una mediazione a 16 giorni dall'occupazione delle facoltà umanistiche e del dipartimento di Fisica. "Apriremo le porte alle biblioteche e ai lavoratori precari dell'università solo se il rettore ci farà partecipare alla seduta congiunta del senato accademico con lui e il consiglio di amministrazione".
Lo ha affermato poco fa il collettivo Intifada Studentesca durante una conferenza stampa al piano terra di Palazzo Nuovo occupato con tanto di tende da campeggio e sedie appoggiate di traverso ai maniglioni antipanico per evitare l'accesso alla struttura. "Non smetteremo di occupare fino a quando non avremo un confronto con il rettore che sta fuggendo da settimane" afferma Giada: "Questa è la condizione necessaria per la riapertura delle biblioteche".
Le richieste degli studenti sono: il boicottaggio degli accordi con le università israeliane, su cui il rettore si è già espresso, e delle "aziende dell' industria militare, come Leonardo, Avio Aero e molte altre".
Altro tema sollevato dagli studenti è il precariato dei lavoratori: "Ci siamo confrontati con chi lavoratori esterni dell'Università che si occupano della sicurezza, delle pulizie e del servizio biblioteche, e ci siamo accorti della loro situazione di profondo disagio e precariato" sottolinea Marco, studente di Filosofia a Palazzo Nuovo: "Per questo è opportuno che queste persone ritornino all'Università ma il rettore ci deve ascoltare".
Nel frattempo un gruppo di docenti ha lanciato una petizione per chiedere al Rettore e al Senato accademico di avviare un processo di due diligence relativo agli accordi di scambio e ai contratti attivi tra UniTo e atenei o centri di ricerca israeliani. Dall’Israel Institute of Technology all’Università Ebraica di Gerusalemme, fino all’Università Reichman, alla Ben-Gurion e agli Atenei di Tel Aviv, Haifa e Ariel.
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