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IL MESSAGGIO
12 Giugno 2024 - 20:30
L’arcivescovo Roberto Repole “sferza” un’altra volta Torino. O meglio, quella parte di città che di fronte alla crisi rischia di abbandonarsi alla rassegnazione. O forse a chi vorrebbe abbandonarla? Certo non è un caso che il porporato lo faccia con un messaggio letto, nemmeno troppo sibillino, proprio in occasione della manifestazione sindacale che, sotto le finestre di Palazzo Civico, ha voluto riportare all’attenzione del sindaco Stefano Lo Russo “l’affaire Stellantis”. Una questione che proprio Repole non ha mai nascosto di considerare prioritaria per la città ma non soltanto, scrivendo anche una “lettera aperta” ai vertici dell’azienda nella speranza di un potenziamento del ruolo di Torino e Mirafiori, in particolare, nel piano industriale di Carlos Tavares. Il famoso “Dare Forward 2030”.
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«Torino, che fatica»
«Noi non dobbiamo avere dubbi: Torino sta certo facendo fatica, sta certo soffrendo la crisi economica e sociale, ma può tornare a crescere. Può farlo e lo farà, perché tante altre città europee ci sono riuscite» scrive Repole rivolengendosi proprio ai partecipanti del presidio che ha voluto ricordare come “Il rilancio di Torino parte da Mirafiori”. «Trovo importante – scrive Repole nel suo messaggio – che abbiate intitolato la vostra manifestazione all’ orgoglio torinese. Perché è proprio così: oggi ci occorre molto orgoglio, nel senso positivo, di riconoscimento delle nostre capacità, per uscire da una certa sottile rassegnazione della città di fronte al declino industriale» prosegue l’arcivescovo di Torino e Susa.
«Orgoglio torinese»
«Occorre orgoglio per uscire da un’idea sbagliata e senza prospettive: che la crescita vissuta nel passato da Torino non tornerà mai più. Come cristiano e come cittadino - conclude monsignor Repole -, io sono convinto che nella vita non esista nessun destino assoluto e ineluttabile. Esiste invece il futuro. E il futuro è costruito dalle nostre azioni e vi ringrazio per il messaggio di “orgoglio” che lanciate attraverso la vostra manifestazione, lo interpreto come un messaggio di speranza, perché insieme stiamo cercando di capire cosa occorre fare perché la nostra bella città torni a sorridere».
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