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Il futuro dell'auto
12 Giugno 2024 - 15:10
"Il rilancio di Torino riparte da Mirafiori". I sindacati sotto al Comune
Nella giornata in cui l'Europa annuncia di fatto i dazi alle auto cinesi, Torino torna a riunirsi in piazza per interrogarsi sul futuro di Mirafiori. Perché ai sindacati metalmeccanici, riuniti in piazza Palazzo di Città per una manifestazione dal titolo emblematico "8 ore di orgoglio torinese, il rilancio di Torino parte da Mirafiori", gli annunci di Stellantis non bastano. Non basta la Fiat 500 ibrida che verrà realizzata proprio a Mirafiori (ma non prima di un anno) e a dirla tutta non basta neppure la stessa Stellantis. Altrimenti, fra pochi anni, Mirafiori chiuderà i battenti.
L'iniziativa, promossa da FIM-CISL, FIOM CGIL, UILM, Fismic Confsal, UGL e AQCF, ha preso il via questa mattina e si protrarrà fino al tardo pomeriggio, tra dibattiti, momenti di confronto e tavole rotonde. Ma qual è il cuore pulsante di questa manifestazione? Edi Lazzi, segretario della FIOM torinese, ha le idee chiare: «In continuità con lo sciopero del 12 aprile, oggi abbiamo deciso di focalizzarci su una discussione a 360 gradi e chiediamo tre cose: nuove produzioni, la progettazione delle auto dalla A alla Z e le assunzioni di giovani».
La richiesta di nuove produzioni è un tema caldo. La 500 ibrida è un buon risultato, ma come sottolinea Lazzi, «siamo di fronte a una motorizzazione differente di un modello già esistente». Torino ha bisogno di innovazione, di progettare auto nuove dalla A alla Z, di tornare a essere un faro nel mondo dell'automotive. E non è solo una questione di orgoglio, ma di sopravvivenza. «Fra 7-8 anni Mirafiori rischia di spegnersi per consunzione», avverte Lazzi. Un altro punto cruciale è il ricambio generazionale. Luigi Paone, segretario generale UILM Torino, sottolinea l'importanza di garantire un futuro anche ai 65mila lavoratori torinesi dell'indotto auto. «Nel prossimo futuro sarà importante monitorare l'andamento del comparto e, per quanto riguarda Mirafiori, iniziare a ragionare sul ricambio generazionale che si renderà necessario».
La transizione ecologica è un altro tema che non può essere ignorato. «Dal risultato delle elezioni europee emerge un piccolo terremoto, in particolare in Francia e Germania», osserva Paone. Questo potrebbe rappresentare un'opportunità per rendere più sostenibile a livello occupazionale gli effetti della transizione ecologica che riguarda l'automotive. Ma come si tradurrà tutto questo in azioni concrete? Le istituzioni locali, il governo e Stellantis devono lavorare insieme per trovare soluzioni che garantiscano un futuro prospero per Torino e per il suo storico stabilimento. Edi Lazzi lancia una sfida: «Vogliamo sicuramente tenerci Stellantis ma vogliamo anche un nuovo produttore. Non è importante di dove, importante è far capire ai produttori mondiali che se vengono a Torino trovano terreno fertile, l'orgoglio torinese di sapere fare le auto, di saper fare industria». Questa è la scommessa di Torino, una città che non vuole arrendersi e che è pronta a reinventarsi per rimanere un punto di riferimento nell'industria automobilistica mondiale. La manifestazione di oggi è solo un passo in un percorso lungo e complesso. Ma è un passo importante, che dimostra la volontà di Torino di non arrendersi e di lottare per il suo futuro. Le parole di Luigi Paone sono un monito: «L'iniziativa di oggi serve per chiedere un'azione comune tra governo, istituzioni locali e Stellantis per garantire un futuro anche ai 65mila lavoratori torinesi dell'indotto auto». Torino ha tutte le carte in regola per vincere questa partita. Ma, come in ogni partita, serve gioco di squadra, determinazione e una strategia vincente. E, soprattutto, serve l'orgoglio torinese, quello che ha reso questa città un simbolo dell'industria automobilistica mondiale.
Presente anche il sindaco Stefano Lo Russo: «Bene l'annuncio della 500e, ma l'altra richiesta che avevamo fatto a Stellantis era di assumere i giovani. Serve un ricambio generazionale ormai più che necessario perché chi oggi lavora nelle linee di produzione tra 7 o 8 anni andrà in pensione». Sul secondo produttore, Lo Russo dichiara: «Ben venga un secondo produttore, ma se arriva dalla Cina non produrrà a prezzo di mercato, anzi sarà un mercato "sussidiato" perché avrà i sussidi dal governo». Dunque, il rischio è di avere vetture elettriche cinesi a prezzi molto più bassi (almeno il 40%) rispetto a quelli delle altre auto elettriche.
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